FURORE

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Rileggo spesso i libri già letti; la seconda lettura è come quando torni a cibarti con una specialità che ti aveva appagato, che ti ha lasciato un ricordo attraente – proprio come succede quando vai in vacanza nel luogo perfetto o ceni nel ristorante dove sai che ritornerai, perché niente ti ha deluso, anzi ti è rimasto un ricordo tale che hai sempre voglia di ritornarci.
Lo stesso accade con i libri; ma se c’è un libro che non rileggerei volentieri è proprio “Furore”, per la sua carica di disperazione, perché ti fa toccare con mano com’è la vita senza diritti, che cosa succede quando la terra finisce nelle grinfie dei poteri distanti dalla gente, quando i conflitti sociali erano spersonalizzati come il cuore di un tornado che tutto spazza via.
Eppure bisognerà che lo rilegga, per rinfrescarmi la memoria e trovare l’energia e la lucidità per controbattere – insieme a tutti quelli che lo stanno facendo – l’allucinante progetto che minaccia i comuni – popolazione, attività agricole, turismo, paesaggio, economia – del comprensorio Amiata – Val d’Orcia – Maremma.

Una sera con Furore

A cosa serve leggere libri – in particolare i romanzi -? Mi rispondevo mentalmente da sola lo scorso giovedì sera, mentre mi tornava in mente la trama di “Furore”, (ovvero The grapes of Wrath, tradotto impropriamente come ‘grappoli di odio’) …Mi rispondevo mentalmente, ricordando la situazione da cui prende le mosse il romanzo di Steinbeck e accostandola all’assemblea gremita – ma tranquilla (tranquilla, ma non supina) – a cui stavo partecipando, e riflettevo sugli eterogenei interessi che riguardavano sia i partecipanti presenti, sia i molti soggetti coinvolti assenti. Che cosa c’entra la lettura di libri con le centrali geotemiche che la regione prevede di installare tra Amiata e Montalcino?

E a che serve leggere i romanzi? A capire meglio e a vivere come proprie le esperienze degli altri; o a riconoscere le situazioni e le loro dinamiche, anche quando sono meno palesi, forse . Chi ha l’abitudine all’informazione non sempre utilizza quella che gli viene dai romanzi che ha letto. Questi solo apparentemente ci rappresentano una finzione; perché chi scrive romanzi ci mette sempre un pezzetto della propria storia o di quelle che ha visto accadergli intorno. Perché le storie degli uomini si inseguono, sospinte da pulsioni identiche, e a saper distinguere ci sono anche i buoni e i cattivi. L’altra sera proprio Furore mi tornava alla memoria, una lettura giovanile che mi aveva turbato nel profondo; mi aveva angosciata l’idea di quelle famiglie spossessate, costrette a lasciare una vita e andare via senza speranza e senza futuro. 

Di certo il contesto in cui mi trovavo non aveva le tinte drammatiche di quel romanzo (che peraltro non è pura fantasia, bensì una storia che ci riporta ai tempi della grande crisi negli Stati Uniti); ma continuava a farmelo tornare in mente e dati i tempi che stiamo attraversando mi sono chiesta se qualcosa lì sospeso a mezz’aria, o dietro agli occhi attenti di quelli che ascoltavano senza un mormorio o un gesto di polemica, mi aveva suscitato il ricordo di quel libro così lontano.

Non rileggerò subito Furore, ma lo cerco e me lo tengo a portata di mano. E’ una lettura scomoda e pesante, fatta di questi tempi, ma è persino un libro con un lieto fine, anche se non per tutti i protagonisti della storia. E sono convinta che rileggere quel libro – corposo e apparentemente inattuale – aumenterà la mia capacità di capire.