Non sia così evasivo!

DSCN9470DSCN9467Off shore è un’espressione che ormai conosciamo tutti, ma non sempre per via dii piattaforme petrolifere o di eolico. Spesso le due parole sono legate alle fughe di capitali in luoghi “off-shore”, cioè irraggiungibili dalle tasse. La grande inchiesta, condotta da un pull di giornalisti di svariati paesi, che ha prodotto i cosiddetti ‘Panama Papers” disvelando un elenco di capitalisti che potrebbero aver evaso il fisco, ha confermato all’opinione pubblica qualcosa che solo un sordo cieco poteva non conoscere: un vero e proprio club di ricchissimi. Personalità, personaggi pubblici, membri di governi: insomma la crème de la crème dell’universo mondo cerca in tutti i modi di mettere i propri capitali al riparo dalle tassazioni in patria, ma forse non solo al riparo da quello. Non tutti quelli che appaiono nell’elenco, infatti, saranno evasori fiscali, ma tutti invece hanno celato e  reso irreperibile la propria fortuna e potrebbero essere considerati più poveri di quanto non siano o addirittura non abbienti, nel caso (non raro) in cui dovessero risarcire a terzi (soggetti privati o pubblici) un danno procurato, o un reato finanziario commesso, monetizzandoli. E questa è invece un’infrazione eticamente imperdonabile.

Ma non tutti sanno, o si accorgono, quanto sia praticato e diffuso nascondere la propria ricchezza da parte di persone che si collocano – per censo – tra il club dei superpaperoni mondiali e la classe media (del mondo) che impoverisce ogni giorno di più. Si tratta di numerosi individui – di solito eredi di fortune create soprattutto da imprenditori nel secolo scorso, i cui discendenti non hanno né la personalità, né la capacità, ma nemmeno il coraggio, per proseguire il lavoro di chi è venuto prima e ha fondato imprese che ora sono svanite, con posti di lavoro perduti e capitali divenuti fantasmi affidati a situazioni off-shore, cioè invisibili.

Ci sono persone, non sempre con uno standard di vita e consumi così elevati da dare nell’occhio, che rigorosamente evadono il fisco, avendo le spalle ben coperte da un capitale dissimulato che non è per niente riconducibile a loro attività lavorative; gente che magari lavora (rigorosamente in nero), che maschera la propria ricchezza, che arriva a far parte di realtà lavorative cui contribuisce talvolta con autentiche capacità, ma che non paga le tasse né ha la capacità e il coraggio di mettere in gioco il proprio (celato) capitale in attività di cui preferiscono vivere ai margini: non pagando le tasse e vivendo una vita di seconda mano. Questi non evadono solo il fisco, ma evadono anche la vita, intesa nel senso più pieno e maturo del termine. Spesso mi domando: sarà una nevrosi di questo tempo strano, o si tratta solo di viltà?

Il ritorno a Brera di Cecilia Uematsu

RSCN9489Tutto arrotolato era il mio porta-collane: i colori appena si intravedevano, restando intatto il sospetto che fossero opera di un maestro. Srotolato, diventa il racconto di una città, di un luogo speciale, di un gruppo di maestri indimenticati, che hanno segnato un’epoca e che sono all’origine di un gusto speciale. Richard Sapper, Ornella Noorda, Norbert e Ornella Linke, Georges Coslin, Mario Cristiani, Ugo Mulas, Serge Libis, Enrica Agostinelli, Pino Tovaglia, Max Hubert … così alla rinfusa, come mi si affacciano al ricordo. Insieme ai tanti altri: indimenticabile Escolin (Marimekko), Giulio Argan e i suoi seminari di storia dell’arte, Bruno Munari come un elfo severo e sorridente … e tutt’intorno i personaggi di Milano che si risolleva dal buio della guerra e delle bombe; il Giamaica (Jamaica), Luca Scacchi Gracco, Bobo Piccoli, Alfa Castaldi, Mario Dondero, Gianni Ruggiero. E poi Pietrino Bianchi e poi la Cederna …

Tutti avvolti nel foulard dipinto da Cecilia Mora, con l’amica Agostinelli che illustrava il Barone Rampante, incantando Italo Calvino. Milano dove sei? Forse nelle prossime sere a Brera anch’io mi aggirerò tra i miei fantasmi, con un bicchiere in mano, alla ricerca di quel blu accostato a un seppia, con un righino ocra e una striscia arancio (su fondo bigio come la nebbia che galleggia sui ricordi.

E forse, in arrivo da Tokyo, mi ritroverò ancora faccia a faccia con Cecilia Mora Uematsu, le dita sporche di nero e il pennello in mano: incontrerò di nuovo la mia maestra del colore (dopo mia madre), le sue stoffe dipinte, gli orecchini enormi e gli occhi nocciola sgranati sul design giapponese … un fil di nebbia.