Passaggi

E’ come quando, al cinema, il singolo fotogramma – senza smettere di essere movimento – ruota su sé stesso offrendoci una scena completamente diversa dal racconto che ci era stato fatto fino a un momento prima. Così sta ruotando tutto ciò che conoscevamo del mondo, e quello che pensavamo immobile, nel suo essere com’era, viene indotto o trascinato o sconvolto e quindi coinvolto e messo in movimento. In questo cambiamento, progressivamente accelerato, ci sono – c’erano – luoghi, pensieri, modi di essere apparentemente inamovibili, che restavano tali grazie (più che a intuibili omertà) al pigro conformismo di chi ha ‘mangiato la foglia’ e procede verso i propri obiettivi – grandi o più modesti – proprio grazie all’atteggiamento accomodante, non eccessivamente critico, salendo sul treno che funziona meglio …

Ma i diversi sipari che si alzano su zone e comparti del vivere, in tutto il mondo, mostrano a chi ha occhi per sentire e orecchi per vedere, che questa volta non cambia tutto affinché tutto possa rimanere com’era: no, questa volta è diverso. Ciascuno di noi è all’oscuro, ma tutti noi intuiamo che quello che veniva guardato con sufficienza o  supponenza, fino a ieri, oggi non desta stupore neppure nelle persone più semplici. Chi è più consapevole – difficile esserlo fino in fondo – questa volta non ha vantaggi; questa volta la consapevolezza è un premio di consolazione immateriale, e non compensa l’incognito.

Di questo passaggio abbiamo avuto, qui a livello locale, un’avvisaglia in certo qual modo emblematica (o simbolica?), ed è l’addio dei canonici regolari Premostratensi all’Abbazia di Sant’Antimo – che lasciano dopo trent’anni circa in cui sono stati, allo stesso tempo, una presenza sublime e un’attrazione turistica -. E, se non ci vedo male, avremo magari RSCN9120altri segnali, meno eterei e più forieri di cambiamenti ulteriori, nel prossimo futuro.

In un paesaggio quasi immobile, in cui il movimento era governato dai frulli di ali ormai ispessite e un po’ lente rispetto alle richieste epocali, qualcosa si muove forse tentando di capire il mondo che cambia, questa volta, non per modo di dire.

Tra un santo e un crostino

 

DSCN9022

 

 

 

 

Non sarà un addio – ci ripromettiamo – è un cambio della guardia; qualcosa che nemmeno avrei immaginato, pochi mesi fa.

La bella Abbazia di Sant’Antimo – un mattino di luglio stavo sdraiata nell’erba, dietro all’abside, disegnando gli olivi lucenti nella calura – sarà presidiata da altri religiosi che daranno il cambio ai Premostratensi, canonici agostiniani biancovestiti che tornano alla casa madre, in Francia … e a Sant’Agostino subentrerà San Benedetto (“ora et labora”); laicamente penso che cambia la Regola, rimane bianco il saio. E i fratelli di Sant’Antimo, che hanno anche presidiato come parroci questo villaggio di Sant’Angelo (luogo fintamente appartato, frequentato da regine, ministri e personaggi lustri e lustrabili: antico, cosmopolita, riservato, paesano, e un po’ snob), oggi sono nostri ospiti.

Oggi, una manciata di abitanti saluta chi parte e chi arriva; qui al villaggio, don Antonio, il nuovo parroco – un’aria tosta, di prete campagnolo, colto e spirituale quel che basta -.

Chi parte (i Premostratensi) sa bene che crostini come quelli che assaggiano alla Trattoria del Pozzo, nei dintorni della franciosa casa madre saranno introvabili.

 

 

 

 

Nel Prato Estivo

RSCN6799

 

 

 

C’è il calamo aromatico, e c’è il cardo santo, ci sono altea galega dragoncello e fumaria, e poi anche melissa e passiflora e santoreggia montana … Me li ritrovo nel piatto, nei tajarin di Mauro Musso, cucinati da Francesca, che li ha conditi con asparagi e fagiolini e qualche grano di un sale misterioso che insieme a un peperoncino abbastanza misurato (giapponese), coronano questa pasta – piatto unico per una quasi vegetariana come me – che accompagna un volante assaggio del Rosso delle mie figliole, appena imbottigliato e versato con orgoglio da Francesca che mi ha invitato a casa sua.

Per andare a trovarla ho fatto la strada bianca che porta a Sant’Antimo; per me è come andare al cinema, e il film è un pezzo della mia vita, di quando i miei tre figli piccoli venivano con me – sballottati in auto, da soli o con amici piccoli e grandi – e dividevano con me il paesaggio che ci scorreva accanto. Conosco a memoria vigneti e olivete, e anche gli alberi che bordano questa strada; ho mangiato questa polvere le numerose volte che l’ho fatta a piedi, per vedere meglio e per trapuntare con i passi e gli odori delle piante lo scenario che si attraversa, andando verso la vecchia Abbazia …

La sensazione di vuoto che provo ogni tanto, quando sento che tutto cambia e non tutto sarà come pensavo (pensavo?), ogni volta si colma con un guizzo di resilienza – modo o sostanza o energia, di cui abbondo e non so se esserne lieta -; quest’oggi i tajarin di Musso Mauro (se ne sconsiglia il consumo in gravidanza) sono la mia botta di resilienza-DSCN6794

 

La vera storia di un addio

DSCN1641

Ci si immagina che chi, come me, non ha fede, non sia toccato dal destino di un luogo ad alto contenuto spirituale, come l’abbazia di Sant’Antimo, che da oltre un mese è al centro di incontri, commenti, versioni diverse.

Ma Sant’Antimo, e la piccola comunità di canonici premostratensi che l’hanno abitata da poche decine d’anni a questa parte, sono (stati) anche per la gente come me, fino a poche settimane fa una presenza speciale, nitida e irradiante, come il saio quasi candido indossato da quei monaci. Troppo carismatica per passare inosservata, la comunità di questi canonici è anche stata per lunghi anni, da queste parti, l’unico tocco di autentica eleganza (se l’eleganza è la capacità di esserci senza apparire, in senso ostentativo, ma lasciando un segno distintivo). Gli uomini angelicati dal saio bianco sono anche stati i testimoni del cambiamento che ha toccato i versanti delle colline, con la crescita di presenze – doviziose, anche se non sempre altrettanto carismatiche – insieme alla crescita di vigneti divenuti famosi, fino alla capacità, ormai acquisita da tutti, di pronunciare la parola ‘bellezza’ (pur dandole un senso economico). I canonici regolari premostratensi sono stati il contrappasso del vino e del suo opulento edonismo, ma sono (anche) divenuti con il tempo un complemento (un completamento, un cerchio che si chiude), pur non essendo astemi. Ora vanno via, lasciando desolata – con quella che è stata definita, dal Corriere della Sera, una fuga -, “per una guerra di proprietà di alcuni locali”, tutta una comunità che in vario modo contava su di loro; e so che il dispiacere è forte.

Lascio però ai giornalisti il compito di offrirci le varie versioni di una verità che pare un Rashomon della val d’Orcia, ma senza Kurosawa alla regia. Mi limito a pensare che forse, paradossalmente, questa non sarà (solo) una fine, ma è (anche) l’inizio. Di qualcosa di nuovo, perché le cose cambiano.

 

A merenda con l’Architetto

l'architettoUna delle prime cose che ho imparato, venendo qui, sono le merende. Spesso vere e proprie tenzoni gastronomiche, sempre ricche di piatti e ricette che escono dalle mani sapienti delle signore che cucinano con energia, e provengono dalla storia di questa campagna dove nei secoli la gente ha imparato a usare tutto ciò che la terra offre, a mettere insieme quello che è di stagione, a non sciupare nulla e ad assaporare tutto. Ogni occasione è buona per vedere spadellare e friggere, per apprezzare una sfoglia casalinga e una crostata con quella marmellata speciale. Domenica l’occasione per una merenda è anche più interessante, perché preceduta da una presentazione che riguarda tutti gli abitanti (ma molto interessante per i visitatori), che potranno rivedere il paese nel “Lo Sguardo dell’Architetto“.

Sarà Renato Baldi, architetto fiorentino che segue la stagione delle rondini, e da sempre vive lunghi periodi in questo paese, a riproporre una visione tridimensionale di Sant’Angelo in Colle, in scala perfetta, filtrata da cultura e passione, offrendo il suo lavoro allo sguardo dei paesani e di tutti i visitatori benvenuti.

Alle 17;30, domenica 22 settembre, al Circolo di Sant’Angelo in Colle. Segue merenda!

 DSCN6540