La Settimana Enigmatica

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Che messaggi ci manda il tempo che passa? Che domanda pretenziosa – penseranno molti – … e, sì, è una domanda un po’ pesante, soprattutto di questi tempi: tempi che di messaggi ce ne inviano una valanga.

Ma la cosiddetta pausa di ferragosto, che pausa vera e propria non lo è più, da tempo e per molti (magari per troppi che sono in “pausa” perenne da tanto tempo, e magari ci hanno pure fatto l’abitudine), a me personalmente porta consapevolezze nuove – troppo poco ascoltate finora -. Mi ripropone i rapporti con gli altri con una luce inedita (ferragostana) molto utile per farmi intuire alcune storture nel mio rapporto con loro. Be’ non tutte, ma alcune mi saltano all’occhio proprio in questi giorni … perché la gente, nella settimana di ferragosto, cambia passo: le telefonate, gli incontri e i messaggi che giungono sono marcati da queste giornate in cui il clima, la meteorologia e le attività convergono per segnalare – come d’abitudine – che stiamo facendo un ‘giro di boa’ intorno all’anno e che dopo ferragosto nulla sarà come ‘prima di ferragosto’. Un’altra banalità canicolare?

A me pare che il ‘prima di ferragosto’, quest’anno, sia stato radicalmente diverso da quello che era stato negli anni passati, e questa settimana mi pare che metta in evidenza questa diversità – un insieme complesso di tanti fattori più o meno evidenti -, me ne accorgo osservando il mondo e la vita quotidiana della gente. Potrei capire meglio quello che sento se avessi tenuto i giornali quotidiani dell’anno passato, mettendone a confronto i titoli con quelli di oggi.

Ma il vero confronto che dovrei imparare a tenere in evidenza, e su cui rifletterò – approfittando dei messaggi che la mia settimana di ferragosto mi invia, in modo un po’ enigmatico – è quello che mi tocca nel profondo: tra ciò che sento e quello che sono capace di esprimere agli altri, tra ciò che capisco e quello che vorrei ‘restituire’ a quelli intorno. Una (sola) settimana potrà aiutarmi ad assomigliare di più a quello che davvero vorrei essere e a pronunciare ciò che sono troppo abituata a tenere per me?

O tempora, oh meteo …

“Mi sono smarrita, ciao, ma che giorno è?!” …
Scendo lungo una vigna che sta lasciando al vento tiepido manciate di foglie ancora bagnate dalle piogge di ieri e dall’umido della notte. I colori sono più netti di quanto io non ricordi, in questa stagione: le vigne sfolgorano e luccicano, oro e scintille d’acqua nel sole, contro il bosco di lecci, ancora più scuro per l’acqua e l’incapacità di luce.
Scendo di corsa – quasi – di fretta, di voglia di colazione e di tè caldo e pane abbrustolito e frutti di bosco secchi e noci. Il cibo, certo, ma davvero non stimolato dal freddo, in questa tiepida mattina di novembre.
Lei è lì, sola e smarrita e la coglie l’angolo estremo del mio occhio. Argan diceva che non vedi se non pensi e mi succede sempre, quando scendo per questa strada, di pensare alle ginestre che ti inondano del loro estremo profumo, da maggio a luglio. No, sempre magari no, ma stamane ci stavo proprio pensando.DSCN2170
Mi avvicino e la stringo tra due mani … annuso: è maggio di nuovo. Piccolo e solitario mese di maggio, in questo novembre di disorientamento.

Guarda come dondolo…

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Guarda come dondolo e non fare brutti pensieri. Mi piace questo soffio di tramontanella che passa fra acino e acino e solleva un po’ le mie foglie. Guarda come dondolo, invece di continuare a scrutare il cielo, e lasciami dondolare piano, con il sole che disegna ombre sempre diverse e le foglie che si agitano lente. Quando cammini e mi sfiori posso sentire il fruscio dei tuoi pensieri; tu corri in avanti, mi vedi già diraspata con i sughi che scorrono e macchiano dappertutto…Calma! Ho diritto anch’io al mio autunno – non temere, maturerò bene – però fammi prendere tutto il sole che posso; lascia ogni cosa a suo tempo, fammi godere il fresco di queste serate (tu intanto infilati un golf) dopo il caldo breve (sempre più breve) del sole settembrino. Vuoi sentire il mio profumo? Abbi pazienza e non maledire il meteo. Io intanto ce la metto tutta, voglio lasciare un buon ricordo di questa mia stagione. Vorrei che tu ti ricordassi le mie forme, i chicchi, le nuvole che cambiano le ombre, l’odore della terra, e il vento… guarda come dondolo e pensami, un giorno, guardando nel bicchiere.