Era un inverno ‘normale’, a Milano, con il freddo giusto, lo smog perfetto, e quella leggera nebbiolina che impediva ai passanti di scontornare nettamente lo skyline cittadino sullo sfondo di un cielo che faceva finta di non esserci. Per anni il Natale sarebbe stato così, con quei colori ‘non colore’ che poi avrei ritrovato nello stile di Armani e nel modo di vestire e di agire ante anni ’80 dei milanesi, quasi una divisa mentale a cui si ispiravano attività e settori diversi: un modo di pensarsi.
Un modo a cui non sfuggiva nemmeno il Natale, e nell’anno che mi ritorna in mente, anche quel Natale mi appare ‘normale’, un momento per dire all’altro che non è solo. Forse questa era l’intenzione di mia madre, che di solito seguiva rigidamente la regola del “Natale in famiglia”; quell’anno invece aveva voluto che invitassi a casa nostra Sanae Ando, una giovane designer giapponese, mia collega di lavoro nell’ufficio della Rinascente dove muovevo i primi passi in mezzo ad artisti e talenti di tutto il mondo.
Il Natale a casa mia era una festa a due – io e la mamma, con mio padre lontano in navigazione -, un pranzo con menu fisso preparato minuziosamente la sera della vigilia con l’accompagnamento della sinfonia dalla Cavalleria Rusticana che la Rai mandava in onda come sigla di uno speciale per raccontare agli italiani le celebrazioni di una festa molto sentita – si avvertivano ancora le tracce della guerra – e per niente consumista.
In quel giorno grigio milanese, Sanae giunse a casa mia in tram – in quegli anni per Natale il tram funzionava solo al mattino -, dopo aver indossato un kimono ricamato, con obi e calzature tradizionali. Girandomi a ricordare, mi viene da sorridere al pensiero degli sguardi di altri viaggiatori, in un tempo in cui sui tram si parlava in milanese e in Italia bastava incrociare una creatura con la pelle scura per stupirsi.
Il caldo intenso di questi giorni si attenua un po’ agitando il mio ventaglio e i suoi ricordi rinfrescanti, il dono di uno di quei natali che erano solo attesa di un pensiero affettuoso, puro e semplice, senza contropartite, senza recriminazioni. Il regalo di Sanae Ando è di carta robusta e si è conservato per oltre mezzo secolo, quasi sempre in primo piano tra cocci, scorie e cianfrusaglie, col suo pensiero fresco, il lusso del buon gusto, il suono dei ricordi.