A Regola d’Arte

DSCN7180La Grecia, l’Europa, il debito pubblico, il PIL, il lavoro. Soprattutto il lavoro; questi sono i pensieri di oggi e scrivo “soprattutto il lavoro” perché se c’è il lavoro è come avere un’assicurazione sulla vita, contro tutti i rischi … Il lavoro dunque è strategico! Mi viene in mente passando per Via del Paradiso, dove oggi hanno smontato le impalcature necessarie a un restauro che è stato quasi completato e incontrando Roberto e Fabrizio che sono alle ultime battute di un lavoro, ben pianificato, che ha cambiato il volto di una casa che si dice sia tra le più vecchie (se non la più vecchia) del vecchio paese in cui attualmente abito.

E’ raro che mi soffermi a guardare (in questo caso addirittura ammirare) il lavoro dei muratori; perché troppo spesso mi è capitato di veder ‘tirar su’ delle cose che non mi piacevano affatto. Ora poi, con il consumo di suolo ben al centro delle cronache è ancora più fastidioso assistervi. Invece mi fermo per osservare i due – che conosco da anni – che con perizia hanno restaurato ‘sta casa, scrostando tutta la vecchia stuccatura e rifacendola a nuovo. E se ‘a nuovo’ suona maluccio riferito a una casa vecchia, vi rassicuro subito … dalla scelta del colore dello stucco – impastato dai due – al modo accurato con cui sono ridisposte le pietre – un vero ri-editing! – tutto viene fatto a mano e a regola d’arte … come l’Italia meriterebbe e come bisognerebbe tornare a  fare. Non per riportare il paese e il lavoro ai tempi oscuri d’una volta, con sfruttamento e schiavitù, ma per tornare anche ai lavori manuali che significano cura della bellezza.DSCN7165DSCN7177DSCN7178DSCN7165Mentre li osservo lavorare e guardo con quanta cura risistemano pietra accanto a pietra, affinché il loro “opus” segua un criterio ben introiettato nella loro mente (e magari anche nel loro cuore!), Roberto mi ricorda alcuni loro lavori che avevo avuto occasione di andare a vedere ormai parecchi anni fa … nel suo racconto fa capolino Bruno, che lui ricorda esser stato il maestro da cui ha imparato e mi viene spontaneo osservare che allora dovrebbero trovarsi qualche apprendista a cui insegnare. A Fabrizio s’illuminano gli occhi d’orgoglio mentre approva con vigore: affermo che in Italia è giunta l’ora del restauro di quello che c’è. E li vedo d’accordo. Penso che se nessuno impara, il paese perde davvero qualcosa di importante, perché questi uomini non sono nati qui inutilmente. La regola dell’arte l’hanno imparata da Bruno, ma la grazia e la maestria con cui sistemano le pietre rende la via del Paradiso – dove stanno finendo quel lavoro – degna del nome che porta. Mi suona un po’ retorico, mentre lo scrivo, ma fuor di retorica non trovo altre parole per dire che questa è davvero cultura!…DSCN7163

Più vedo, più guardo. Più leggo, più capisco

 

DSCN1939“Sia io, sia Vasilij Ivanovic siamo sempre rimasti colpiti dall’anonimia delle varie componenti di un paesaggio, così pericolosa per lo spirito, dall’impossibilità di non riuscire mai a scoprire dove conduce quel sentiero che … e guarda com’è invitante quel folto d’alberi! Capitava che su un pendio lontano o in uno scorcio intravisto fra le piante comparisse e, diciamo così, restasse immobile per un istante, come l’aria trattenuta nei polmoni, un luogo tanto incantevole – un terrazzamento, un prato, l’espressione perfetta di una bellezza tenera e benevola – da far credere che fosse possibile fermare il treno e andare là, per sempre, da te, amore mio … Ma mille tronchi di faggio già balzavano avanti forsennati, turbinando in una pozza sfrigolante di sole, e di nuovo svaniva l’occasione di raggiungere la felicità”

Anch’io come Vasilij ho imparato il paesaggio nei lunghi viaggi in treno fatti con mia madre che mi esortava a guardare e a ‘vedere’ ciò che guardavo. Sono stati i libri, poi, a darmi gli strumenti per leggere anche le emozioni che provavo e che continuo a sentire nel guardare e vedere il paesaggio, i paesaggi – anche i più consueti -. Ho trovato quel sentire, così ben descritto nei racconti di Vladimir Nabokov, quelli raccolti sotto il titolo “Una Bellezza Russa”; la citazione è tratta dal racconto intitolato “Nuvola, lago, castello” e penso che racconti perfettamente il sentimento di chi guarda (e vede e perciò sente!) il paesaggio in cui noi umani viviamo, camminiamo, e agiamo.

Forse sta crescendo una nuova sensibilità, ma il gusto del paesaggio (il senso estetico di ognuno è davvero influenzato da fattori e circostanze e frequentazioni) che potrebbe accomunare molti, è fortemente incrinato dalla banalizzazione televisiva e dall’arrivismo (anche legittimo in un certo senso) di quelli che, costruendosi una casa, o ristrutturandone una, o arredandola, o piantumando il proprio giardino, sono sospinti e motivati in modo confuso – nelle loro scelte – dall’incapacità di ‘provare emozioni’, se non quelle suscitate dall’idea del possesso e dai soldi. Tutt’ora!

E’ abbastanza inevitabile in un paese povero come il nostro: povero d’idee che non siano legate (ancora) all’idea di successo, soldi, esposizione di ciò che i soldi che uno ha guadagnato consentono di avere. Avere per essere, anzi per apparire, come un po’ sommariamente citava il Renzi Matteo – addobbato Scervino – (meglio essere che apparire, eccetera, si vede che gli avevano parlato di Eric Fromm) in uno dei predicozzi ammanniti all’incolto (nella sua lettura non completamente inesatta dell’italiano medio: altrimenti chi lo voterebbe?!) e un po’ meno all’inclita.

Eppure il paesaggio è un capitale sociale che solo il nostro cattivo gusto collettivo, o le rapine a cui è soggetto in questi frangenti il nostro paese, possono sottrarci. Ed è un bene importante (sarebbe), perché vivere in un bel paesaggio è alla base di una qualità di vita superiore: qualcosa che potremmo anche commercializzare, proponendola a chi non ce l’ha e viene a cercarla da noi  e siccome noi siamo un paese di non lettori, non abbiamo gli strumenti conoscitivi (e di sensibilità) indispensabili a capire e tradurre ciò che capiamo in fatti, comportamenti, modi di sentire.

A questo serve leggere: non per obbligo nemmeno per citare, e non per esibire. Troppa tv brutta, sciatta, banale hanno annichilito la vera crescita dell’Italia.