Lo dicevo io che prima o poi il paesaggio sarebbe diventato il protagonista di questa Italia strana, che invece di avere cura di se stessa e presidiare le sue bellezze, ha cominciato nel secondo dopoguerra a (far) costruire raffinerie; non certo il massimo da affiancare ai lasciti di popoli e generazioni che nel Belpaese hanno stratificato testimonianze artistiche da Unesco, durante i secoli.
Sono bastati pochi decenni e un paio di generazioni di politica del ciarpame per ossidare i segni lasciati nei secoli dal lavoro dei contadini, degli artigiani e dei grandi artisti, ma niente paura; ora la politica si è accorta del paesaggio e vuole tutelarlo.
Spero però che l’esempio dell’ attenzione a questo bene delicato e misconosciuto non sia quello che mi giunge per mail dal comune di San Quirico, il cui sindaco mi sembra persona molto rispettabile.
Perché pare che vi sia un contenzioso con la McDonald, che si è inventata un hamburger la cui protagonista è la Chianina (povera Chianina: finire in un Mac). Che cosa ha combinato la McDonald? Ha ambientato il McItaly fatto con chianina, in un paesaggio bucolico, che riprende (a me non pare manco troppo fedelmente) un paesaggio toscano famoso, quello in cui, sul confine tra Montalcino e SanQuirico, fanno bellissima presenza i cipressi di un roccolo largamente usato dalle Poste Italiane, da alcuni agriturismi marchigiani, e da molti altri ..da un bel po’ di tempo a questa parte.
Reazione (leggo) dell’amministrazione comunale: “se ne guardino bene, dall’usare quel paesaggio famoso”, a meno che la MacDonald, scriva chiaramente che il paesaggio, usato quale sfondo al terrificante paninazzo, è quello di San Quirico d’Orcia. In altre parole si dà il destro alla McDonald di usare le bellezze di un paesaggio unico, purché se ne approfitti fino in fondo, apponendo anche una didascalia che autorizza quell’accoppiata un po’ innaturale.
Sull’uso (e gli abusi) relativi al mitico roccolo di cipressi, la Mc Donald è l’ultima arrivata, mentre le poste italiane hanno fatto campagna, per più di un anno, inondandoci della foto che riproduce i cipressi, fino a farci morire di noia. Anche se – d’accordo – le poste italiane (pur scalchignanti) – sono più decenti, dal punto di vista dell’accoppiamento con un paesaggio così emblematico.
Ma perché mai, mi domando poi, si dovrebbe scrivere, sotto una foto di un panorama, il nome del comune in cui ‘sto panorama è situato? Non mi pare che sia una condizione che tutela il paesaggio, che è di tutti. Mi sembra invece che la tutela del paesaggio sia tutta nelle scelte che determinano dove, quanto, come e se COSTRUIRE, consumando colline a pianure, boschi e coltivi. E nell’insegnare ai cittadini, soprattutto nei giovani, che il paesaggio – fonte di benessere spirituale e attrazione per il visitatore – è patrimonio loro: perciò essi ne sono i primi fruitori e devono esserne i custodi.
La Mc Donald non mi piace, non mi piacciono le sue scelte di marketing, che mi ricordano i saprofiti; l’idea di una bella chianina bianca che finisce da morta in un Mac, mi raccapriccia e mi riempie di tristezza, ma se tutti i sindaci d’Italia decidessero che per fotografare o filmare il paesaggio occorre un’autorizzazione, vorrebbe dire che nessuno più potrà ambientare un servizio di moda, o un reportage, o una commedia o un film, in Italia. Vorrebbe dire soprattutto che ci si è dimenticati che il paesaggio e il territorio sono di tutti, sono un bene comune.