Pesce d’aprile a marzo

L’ho visto al Leccio, qui a Sant’Angelo, una manciata di sere fa, con una bella camicia di flanella, sui toni verdi turchesi – come una vigna a primavera (ma quest’anno le vigne sono parecchio indietro: Luciano Ciolfi oggi mi diceva “non hanno nemmeno cominciato a piangere”) – e mi è sembrato più in forma del solito, e l’abbraccio più caloroso, sotto gli occhi dei due amici e lo sguardo attento di sua moglie; sul tavolo la sua bottiglia che con quel guizzo sull’etichetta la cogli anche solo con la coda dell’occhio. Penso guarda un po’ cosa vuol dire essere un classico e dico – mentre getto uno sguardo circolare sulla tavola – “ah, bevete Soldera..”, sentendomi un po’ idiota mentre compito le parole. Però che peccato avere fretta, è una di quelle volte, più unica che rara,  in cui l’esser pitocca mi piacerebbe proprio. Be’, Gianfranco, che fai è marzo, per Bacco!in riserva