E’ il contrario dello scalfariano ‘cono d’ombra’ in cui scivolano gli sfigati, i non allineati, quelli che si oppongono alle soperchierie e alla sopraffazione. Ma il cono di luce non illumina chi emerge (o così crede), chi si allinea prontamente con i vincenti, chi salta, italicamente, sul carro dei vincitori; è solo un modo, non arrendevole, di guardare il mondo e il tempo che trascorre e ci porta via con i nostri sogni. Riuscire a inquadrare in un cono di luce tanti singoli elementi è come costruire un mosaico, tessera per tessera, e giorno dopo giorno. Cosicché le idee si delineino e permangano, lasciando un segno, nel tempo. Una foto può essere una buona metafora di questo ‘modo di guardare’; una foto, se si usa consapevolmente la luce, riesce a mettere in risalto aspetti sconosciuti e riposti e toglierli dal dimenticatoio in cui li confina la nostra visione un po’ miope, un po’ distratta. Vale anche per i sentimenti, spesso inafferrabili: messi nella giusta luce si disvelano e acquistano grazia. E se la luce porta con sé la malinconia del tempo che fugge, sottrae anche all’oblio i singoli momenti.
Cono di luce
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