Una Zucca in Paradiso

DSCN1954 DSCN1953DSCN1950DSCN1949DSCN1951Una giornata frenetica, nell’aria che frizza e invia un presagio d’inverno. Parti al mattino: otto gradi scarsi (ma ieri erano sei). Ci scopriamo a sperare nel freddo, anche se i soliti diranno che “siamo passati dall’estate all’inverno”; ma non è vero perché l’estate non è stata estate.
Scopri di essere ancora ‘giovane’ dopo una fila di incontri complicati con varia gente che ti aiuta a costruire qualcosa che ti piace; capisci che la tua testa è una zucca piena di polpa arancione e di semi pronti a germogliare (“sei una zuccona”, mi diceva una suora particolarmente crudele, che a furia di scrollarmi – ero una bambina pacifica e tenace – mi ha fatto cadere di dosso fede e perbenismi, come fossero granelli di polvere e io un tappeto).
La giornata cresce sotto un sole che ti scalda la schiena, mentre bevi un bicchiere che oggi è sempre mezzo pieno. Poi torni a casa e rinunci a fermarti, quando, scollinando, vedi che il mare luccica sopra le montagne. Arrivi nel paese che vibra lievemente di luci e ombre: qualche visitatore guarda stupito e un po’ incredulo tutto intorno: l’infinita gamma del verde si esibisce in toni e fogge più intensi del solito. Il resto son pietre, anzi no! Percorro la via del Paradiso e dalle pietre di un patio, un ortulum misterioso e sempre chiuso, spuntano mani e braccia che ondulano nella brezza; la luce meridiana le fa luccicare e tutto ‘sto sfavillio movimentato mi dà l’idea che la creatura si esprima gorgheggiando. Allora non sono l’unica zucca in circolazione; ecco qui una concorrente che si è stabilita in via del Paradiso e ha già l’aria beata.