A piedi, a piedi!

“Siamo a piedi!”, era un modo di dire che si usava per segnalare la fine dei soldi, o delle risorse, o uno stato di crisi – parolina insidiosa, quest’ultima, che stiamo esplorando in tutte le accezioni più nere e infelici -.
Per non rimanere a piedi, andiamo a piedi, anzi, mandiamo a piedi i visitatori del bel paese  come ci propone (tardivamente) l’Europa, con un programma succulento, che premierà con finanziamenti – speriamo – non i soliti furbacchioni che subito penseranno di mettere i cessi sul percorso della Francigena (per una pipì del pellegrino più igienica, suppongo) oppure le panchine per la sosta ‘attrezzata’, come dicono certi assessori (sentito con le mie orecchie); forse perché senza panchine per farci il picnic, il pellegrino non saprebbe come fare a mangiare. Invece con le panchine, i cessi chimici, e magari anche qualche altro attrezzo spendereccio – che riuscirebbe a trasformare un percorso dello spirito, in uno squallido itinerario ‘protetto’ – l’Italia de noatri, quella delle connivenze, degli accordi sottobanco, del do ut des, potrebbe servirsi un lauto pranzo, come ha già fatto con una buona parte dei fondi europei su cui è riuscita a mettere le mani.

Quando ho letto di questo “nuovo” programma europeo (in sé straordinariamente interessante e azzeccato), mi son venute in mente alcune cose.

L’una è qui in questo spazio virtuale, teoricamente sotto gli occhi di tutti quelli che siano curiosi e abbiano voglia (e tempo) di appagare la loro curiosità: è la ragione per cui è nato questo mio piccolo blog. Si chiama “Dichiarazione di Cork per la priorità dell’ambiente rurale Europeo”, lanciata nel 1996, e completamente disattesa. La Dichiarazione di cui sopra è disponibile on line (ah che bellezza la rete che svergogna i dimenticoni d’Europa!). E’ un documento bellissimo, pervaso da un sentimento che io condivido fino in fondo, perché si propone di dare un’alternativa culturale al vecchio modello di sviluppo, a cui peraltro l’Europa di oggi pare ancora aggrappata come neanche una zecca a una pecora.

Il modello alternativo è (sarebbe, o devo scrivere sarebbe stato?) quello rurale, nelle sue accezioni più alte e felici. In altre parole, essa non propone di ‘rifugiarsi in campagna’ a zappettare l’orto di sostentamento, bensì di vivere una vita piena nella ruralità (europea), dotata di strumenti che possano (che potrebbero, o devo scrivere avrebbero potuto?) promuovere sviluppo culturale, imprenditoria sostenibile (in questo caso non sarebbe un aggettivo sprecato), lavoro meno legato a logiche contorte, consapevolezza della propria storia, vicinanza alla terra, energia psichica: insomma prospettive più coerenti con uno sviluppo vero (cioè non consumistico!) per le nuove generazioni di europei (quelle di cui l’Europa si è dimenticata, tutta assorta a fare lo zimbello dei padroni delle agenzie di rating).

Altri pensieri mi sono venuti in mente… Considerazioni tristi, a cui non riesco a rassegnarmi. Come può un paese che avrebbe tutto per essere meta anche di pellegrinaggi e turismo arrendersi al cemento, al consumo di territorio con edilizia da ignoranti, alle combine tra affarismo (quando non peggio) e politica?

Perché politici e amministratori non leggono, non si informano, si esprimono rozzamente, non raccolgono le idee che pure circolano (anche in rete), per fare qualcosa di politicamente onesto?

“L’onestà viene dal basso”, ho letto sul Corriere della Sera, proprio oggi. Mi è venuto in mente un imprenditore edile che, finito il lavoro, è stato saldato dall’uomo di fiducia del suo committente, il quale uomo di “fiducia”, pagandogli il dovuto, si è tenuto per sé diecimila euro (storia vera!), dicendoglielo in faccia, e ridacchiando pure. E l’imprenditore zitto, perché “poi se devo lavorare ancora, quello è capace di dire male della mia impresa”. (L’Europa forse dovrebbe anche inventarsi un programma per ridare un senso alla parola “fiducia”…).

Torniamo a camminare (camminando vengono le idee) e mandiamo a piedi turisti e pellegrini, nei nostri bei paesaggi. E mandiamo a piedi – togliendo loro le ottocentomila auto blu – anche politici e amministratori: chissà che non gli si schiariscano un po’ le idee!le idee.