Carabinieri (e Poeti)

Diciamolo francamente: quando ti fermano per strada e tu stavi guidando, il primo sentimento è di timore e la domanda che viene spontanea è (quasi) sempre la stessa: “oddio che cosa ho fatto!”. Nei piccoli paesi, dove tutti, più o meno, ci si conosce può anche essere un po’ diverso. I Carabinieri sono quelli che tengono in ordine il territorio; e in questo caso, la parola “territorio” è intesa nel senso comunemente usato, ma spesso anche – in modo più anglosassone e più specifico – come il luogo in cui ci si misura e in cui accadono cose.

Per quanto mi riguarda, la loro vista mi suscita uno sfrizzolo un po’ polemico – sedimenti di una gioventù molto cittadina e molto studentesca, quando le divise marcavano una (vera o supposta) contrapposizione -: perciò, ora che sono vecchia e consapevole che ogni età della vita ha i suoi ‘plus’, io cerco di sfruttare il capello bianco a mio vantaggio insieme al senso del dovere connaturato all’Arma. Ma quello che mi colpisce da sempre è la contrapposizione dei due colori della loro divisa – quel blu e quel tocco di rosso – che credo ci comunichi la l loro presenza più di qualsiasi altro elemento.

La divisa prevale; tu parli a ciò che lei rappresenta, prima (o invece) di parlare all’uomo che essa riveste: questo è un effetto voluto e ben ottenuto; però può anche capitare di incontrare un poeta che si è – legittimamente – vestito da Carabiniere: parla da Carabiniere, ma si sente che è anche portatore di istanze diverse. Allora sono curiosa di leggere quelle poesie e capire come un Carabiniere possa diventare un Poeta