Parco Archeologico

Andate mai a teatro? Allora avete presente la parte del leone che hanno le luci nello scuotere il nostro immaginario, nel farci solo intuire o invece spiattellare drammi, storie, situazioni angosciose o pura gioia. Così può succedere a chi coltiva l’alba come un momento di rivelazioni, di apparizioni, di magia, proprio come a teatro.
La luce insolve e crea – anche quello che non c’è – ti mostra e ti nasconde, ti lascia intuire il futuro, magari ponendolo ‘in buona luce’. L’alba è un racconto che si ripete ogni giorno, ogni giorno in modo disuguale rispetto a quello che l’ha preceduto.
Mai lo stesso colore, mai lo stesso indugiare; mentre le giornate cambiano, cambia anche il tempo meteorologico, scorrono le stagioni, le piante e la terra procedono con il loro ritmo e tutti e tre questi fattori producono – insieme – ogni giorno uno scenario diverso, su cui si rappresenta una nuova commedia, o un dramma, o una tragedia, o magari una pochade.
Avant’ieri la luce ha sfiorato alcuni resti; i resti di un’opera incompiuta tuttavia capace di incidere nel contesto, e di raccontare una storia. Una testimonianza di ciò che riesce (anche) a fare la politica, quando si dimentica di sè stessa. Una testimonianza per i posteri, un documento che diverrà archeologico e racconterà, a chi non c’è ancora, ciò che noi non siamo stati: intelligenti e lungimiranti. Per tacer del resto.