Stare seduti, per una sera tiepida d’agosto, a rimirare cinquecento cittadini senesi in una delle loro performance più veraci – cenino di contrada – e pensare che lì, proprio dove stanno seduti quei cittadini, 754 anni fa iniziò l’affaire Montaperti, la sanguinosissima battaglia e poi un’intricatissima pagina di alleanze e scomuniche, di unioni e divisioni, come fosse oggi. Nella contrada più piccola di Siena, nella piazza Tolomei, la più significativa della città con il bel palazzo duecentesco che torreggia sulle bandiere della Civetta, sono ospite di un piccolo gruppo di contradaioli che mi intrattengono amabilmente. Ogni tanto si alza un canto che diviene subito corale e poi scema in qualche ammonimento paliesco, una battuta .. cose di Contrada che io forestiera solo intuisco, più che capirle fino in fondo. Ma il clima è amabile il simbolo della Contrada più che amabile, ora serve – così diciamo noialtri, laicamente – incrociare le dita.
La Civetta è l’animale caro a Minerva a cui pare fosse dedicato il tempio che sorgeva prima della chiesa di San Cristoforo che sorge di fronte al palazzo Tolomei, uno dei Landmark più prestigiosi e (secondo me) non troppo conosciuti. La civetta è un bel portafortuna, un animalino che piace, non solo a Athena / Minerva, ma è anche popolare, felicemente popolare. Da una vetrina del palazzo Tolomei occhieggia l’insegna di Banca Intesa; me ne accorgo quando mi servono il secondo (arista con contorno di cipolline stufate) … Banca Intesa è un po’ fuori contesto in questa città, ma ciò fa parte del cambiamento, anzi dei cambiamenti.
Ma già, perché ormai tutto può succedere oggi e niente deve più stupire. Ma penso che almeno banca Intesa è italiana. Impossibile immaginare come sarà la piazza – in una sera di vigilia di Palio – tra un centinaio di anni, che cosa canteranno i contradaioli, che facce avranno. Ma ora importante è il palio dell’Assunta e sì, insomma, come diciamo noi venuti da fuori, bisogna stare con le dita incrociate.