Terra, Storia, Lavoro, Futuro

Dove organizzare un laboratorio, per trasmettere conoscenza a giovani europei che potranno (dovranno!) lavorare perché la terra e l’agricoltura siano guardate con l’attenzione che chiedono? In un bell’Agriturismo, nel bel mezzo dei vigneti di Montalcino, in clima di vendemmia, con qualche piccolo acquazzone atteso da settimane, per rinfrescare l’aria e rischiarare le idee.

Le idee: questo è il punto. Da quindici anni, in questo angolo famosissimo di Toscana, si riuniscono docenti europei di fama internazionale, con un bel gruppo di studenti, per seminari di approfondimento sui temi  dell’agricoltura, della ruralità, della vita nelle campagne.

Un laboratorio fondato dal Centro di Studi per la Storia delle Campagne e del Lavoro Contadino che inizia dalla terra e ne esamina tutti gli aspetti – in Europa – toccando, ogni anno, un tema diverso.

Una riflessione che tutti dovremmo correre ad ascoltare, perché si tratta di noi stessi, del nostro futuro, che non è cosa astratta bensì uesos y sangre, come dice il poeta cubano (Pablo Armando Fernandez Perez), anche lui innamorato del Brunello e sensibile a questi paesaggi.

Un momento dedicato alla conoscenza che meriterebbe articoli e cronache (altro che la citazione in un piccolo blog), perché far sapere all’universo mondo che qui a Montalcino oltre che al vino – splendidissimo e adeguatamente famoso – si dà valore al sapere che lo nutre, alla storia, all’economia, agli aspetti sociali, al lavoro di campagna, al paesaggio e ai valori dell’agricoltura, è altrettanto (forse di più) importante che promuovere il vino stesso.

Cronaca di un (piccolo) temporale annunciato

Non un granché, ma sempre ‘meglio di due dita negli occhi’. Anche un po’ di grandine, ma – pare – non micidiale. Una pausa attesa da mesi al caldo insostenibile. La macchia intorno alle vigne che è diventata bruna – qualcosa di mai visto, mi dicono i vecchi – forse avrà avuto un piccolo sollievo. Il termometro è finalmente sceso (a mezzogiorno) sotto i 25°. Poi, nel pomeriggio, tutto ricomincia: umido e caldo, ma almeno abbiamo pensato (per un momento) all’ombrello come a un oggetto utile.

Eid ul Fitr

Domenica scorsa è finito il Ramadan, ma al paesello non ce ne siamo accorti perché la comunità tunisina è partita per le ferie.

In realtà qualcuno è tornato – proprio domenica – e con un giovane uomo (che ha lasciato la famiglia in Tunisia) parlavo lunedì sera dell’articolo 28 della nuova costituzione tunisina, in cui le donne sono definite “complementari”. Quella definizione andrebbe a posizionare le donne quali accessori “utili” – all’uomo, alla famiglia, alla società – anziché rafforzarne la parità – finora molto teorica e più realistica nel nord di quel paese, ma totalmente disattesa al sud.

Curiosamente, il mio interlocutore, a cui facevo presenti le manifestazioni (di donne e di uomini) avvenute soprattutto a Tunisi, faceva mostra di non saperne niente, mentre in modo per lui inedito (e piuttosto acceso) rinfocolava il proprio diritto di essere ‘religioso’.

Un diritto che – ovviamente – do per scontato, anche se l’Islam, da queste parti, suscita molte antipatie. Ma le antipatie e la sensazione che esso sia una specie di ‘corpo estraneo’ sono legate molto all’alto tasso di ignoranza e di paura di ciò che è del tutto o poco conosciuto.

Siamo molto lontani dal concetto di “fascino della diversità”, da entrambe le parti – paesani e immigrati – i primi che mal digeriscono lingua, costumi e novità portati da questi lavoratori spesso più scuri di pelle (fattore che tutt’ora inasprisce lo sguardo dei nativi); gli altri, che sono arrivati qui per lavorare e che sono anch’essi piuttosto chiusi nelle loro abitudini. Non solo, ma gli immigrati stabili – che hanno acquisito conoscenza del lavoro e vi sono cresciuti dentro – con le rivoluzioni della primavera araba e la presenza tra noi di imam, hanno acquistato sicurezza e ‘cittadinanza’ e sentono profondamente i loro diritti ad affermare un senso della vita che io definisco  – tra me e me – meno ‘pornografico’.

E’ paradossale – riflettevo, mentre chiacchieravo con il giovane tunisino – ragionare delle prospettive poco ilari per la metà femminile del cielo, in quel di Tunisia – stando però su una terra e in un paese in cui le donne sono viste ancora con occhio arcaico, anche (soprattutto) nel piccolo paese in cui vivo attualmente.

عيد الفطرEĪd ul-Fiṭr(Festivity after completing the fasting month of Ramadan)

La Parte del Leone

Se c’è qualcosa di vilipeso, di frainteso da un popolo di giovani ed ex-giovani orecchianti è proprio la comunicazione. Una scienza che ha regole precise, ma che ha bisogno di un solido substrato culturale e di un tot di esperienza accanto a un maestro; proprio come accade per i medici e gli avvocati, o gli architetti e gli ingegneri, non basta un diploma per essere un punto di riferimento capace di migliorare l’immagine di un’impresa o la conoscenza di un prodotto: bisogna allenarsi accanto a qualcuno che sia più esperto…
In altre parole, non basta essere un ‘nativo’ dell’informatica che è sì un formidabile strumento, ma resta una “matita” da saper usare per esprimere concetti e contenuti, e questi contenuti per arrivare a segno hanno bisogno di essere elaborati in modo appropriato.
Poi occorre quella scintilla particolare, capace di farti aderire a una professione, che si chiama vocazione o istinto, o sensibilità.

Se tutto ciò è vero per quanto riguarda il mondo del profitto, lo è ancora di più per le imprese sociali, per la pubblica amministrazione, per le associazioni che diffondono azioni, supportano attività, propongono civiltà, salute, ecologia, solidarietà….

Nell’universo mondo ogni anno si fanno campagne – su tutti i media – per promuovere il vasto settore del non profit e c’è un uomo che ha creato – più di vent’anni fa – un’associazione con cui ha raccolto tutto il meglio di quel settore e lo ha schedato, creando così un archivio unico al mondo – per numero, completezza e qualità delle campagne – che sta diventando un punto di riferimento per la P.A., per le Università e per i settori più evoluti del non profit.

Pierfederico Leone è un vecchio leone della pubblicità che con determinazione e tenacia ha creato l’archivio ADEE, che raccoglie più di tremila campagne sociali, realizzate da agenzie e professionisti della pubblicità di moltissimi paesi del mondo. Lo ha fatto con un obiettivo che assomiglia a un sogno, che è quello di far crescere una nuova cultura della solidarietà, un mondo più civile, da lasciare a quelli che verranno.

Un modo innovativo di invecchiare: facendo la propria parte!

Il Nostro Amico Teo

“teosinte Erba annua (Euchlaena mexicana) delle Poacee, alta 1-3 m, con robusti culmi e con foglie e fiori simili a quelli del mais; i fiori femminili sono disposti in spighe, raggruppate in un’infiorescenza circondata da una guaina fogliare. Il t. è spontaneo nel Guatemala e nel Messico, dà abbondante fogliame e foraggio, per cui è coltivato nelle regioni calde e temperate dell’America, dove è anche infestante. Ricerche di genetica (ibridazione di mais e di t. con l’affine genere Tripsacum, studi citogenetici ecc.) suggeriscono che il t. sia il prodotto dell’ibridazione naturale del mais primitivo con Tripsacum, e che il mais coltivato si sia originato, nel Messico o nell’America Meridionale, da un tipo di mais avente chicchi rivestiti dalle glume e glumette e capaci di scoppiare se esposti a forte calore (mais da scoppio o popcorn degli Americani); tale mais, coltivato già più di 2000 anni a.C., sarebbe stato contaminato più tardi con il teosinte.”

La prima volta che ho incontrato il Teosinte è stato al Museo Pigorini. Un Museo che tutti dovrebbero conoscere; un luogo dove mandare i giovanissimi, a scoprire le meraviglie della diversità e a documentarsi sul ruolo dell’alimentazione nello sviluppo dei popoli.

Ho anche immaginato una creatura – Teo, il Teosinte divenuto bimbo – che dialoga, a scuola, con scolari e studenti – parlando di cibi e di prodotti, ma anche di problemi alimentari e di acqua –  Perché già allora (2002), cambiamento climatico e problemi connessi richiedevano attenzione grandissima e urgente, da parte della politica e delle amministrazioni.

Ero stata colpita dalla lungimiranza della Provincia di Grosseto – soprattutto dall’assessore all’agricoltura (Alessandro Pacciani, docente a Firenze) – che sposava con entusiasmo un prodotto editoriale nuovo e spingeva per farlo adottare nelle proprie scuole. Ma è bastato poco tempo a far passare in secondo piano un’idea (che mi è stata regolarmente pagata!) forse non abbastanza elettorale.

Il Teosinte – il grano basico di cui si conoscono tracce plurimillenarie – non ha prodotto germogli, in terra di Maremma e insieme a lui – terminata quest’ondata di siccità – chissà quante idee e quanti spunti saranno rimasti nei cassetti delle pubbliche amministrazioni del nostro paese, sempre più occupate a vendere sulla stampa l’indispensabilità del proprio ruolo.

Così Teo è finito nella mia rubrica – un po’ supponente –  “Margaritas ante Porcos“.

 

 

A Night in Tunisia

Fino a qualche anno fa, il muretto che circonda il piccolo paese toscano, nel suo lato occidentale, nelle calde sere estive ospitava la seduta della popolazione che prendeva il fresco – la maggior parte erano vecchi -; ora quello stesso muro sta subendo una mutazione profonda e bifronte.
I vecchi son morti, salvo le donne più resistenti e qualche vecchio nuovo che non fa testo. Le donne hanno scovato altrove un angolo  per fare salotto, ci han portato delle sedie pieghevoli che son più comode (e hanno pure la spalliera a cui appoggiarsi).
Così, al tramonto, quando il paesaggio di questo versante dà il meglio di se stesso – talvolta mostrando l’isola del Giglio alta sopra le colline all’orizzonte, con l’ultimo guizzo di luce che inargenta il Tirreno – ora può succedere di vedere qualche coppia cinematografica – magari lei a piedi nudi – che va a sorbirsi qualche stilla di Brunello all’imbrunire, con uno dei venticelli in repertorio che a lei fa danzare l’abito intorno alle caviglie e a lui gonfia lievemente la camicia intorno al petto (il bianco è di rigore, mi raccomando).
L’altra faccia di questa nuova medaglia toscana si siede sul muro più tardi – dopo cena, Ramadan permettendo – con intenti identici a quelli degli abitanti d’antan: riposarsi dopo una giornata di lavoro. I gesti, però, la lingua e l’assenza totale delle donne mi ricordano con prepotenza che siamo approdati in Tunisia – paese d’origine dei nuovi abitanti del sito toscano – e che quello stesso paese ha appena stilato una nuova carta costituzionale, in cui la donna è “complemento dell’uomo”. In questo la Tunisia ci supera, almeno per chiarezza, dichiarando in tutta trasparenza la considerazione di cui gode l’altra metà del cielo nell’immaginario islamico.
Mentre nella mia mente insolve A Night in Tunisia penso che Gillespie doveva avere un’idea ben diversa – e più emozionante – di quel paese allora esotico.

Italia Olanda: o-o

No, non si tratta di calcio, né di altro sport. Si tratta di federalismo , di difformità culturali tra le nazioni che compongono l’Europa: in questo caso si tratta di due dei paesi fondatori del primo nucleo europeo.
Ho sempre osservato – da Milano – che gli svizzeri che ‘scendevano’ in Italia, mostravano immediatamente un loro ‘mister Hyde’ che invece restava ben celato a casa loro. Ho visto tedeschi compiere gesti inauditi, a casa loro, appena giunti nel Bel Paese, dove c’è certezza di impunità (con l’eccezione dei poveracci).
Mi mancava l’Olanda, anzi mancavano questi due olandesi, che ho incontrato in un bar, che anch’io frequento, dove fanno un caffè stupendo e cappuccini altrettanto buoni.
I due maschiacci – grandi e grossi, ciula e balossi – avevano scelto bene, in quanto a bar, ma la mattina era caldissima e il sole implacabile costringeva a camminare radenti ai muri. Così il duo ineffabile ha pensato bene di parcheggiare l’auto sull’uscio della chiesa: più fresco e – volendo anche visitare la bella chiesa di Paganico (dopo l’italico cappuccino) – più a portata di mano e meno faticoso!
Quando hanno visto che facevo gli occhiacci si sono precipitati in chiesa….