Abbiamo passato il picco dell’inverno e siamo ancora vivi. Ma siamo sei di meno. Tanti sono stai i funerali che hanno (quasi) annientato gli abitanti dell’antico paese
Mentre i più vecchi e i più malandati morivano, quelli messi un po’ meglio spalavano e spalavano. Siamo stati sommersi dalla neve e se al primo momento ci ha colto un entusiasmo infantile – abbiamo fatto foto, i più giovani han costruito slitte, vino e cibi ci dato conforto – per un po’ di giorni abbiamo camminato a stento, tanto spesso e onnipresente era il ghiaccio.
Ma ora le giornate si sono allungate (“da l’Epifania a Carnival al pass d’un caval”, dice il proverbio) e anche quando tornerà il freddo più intenso – come usa fare verso marzo, o addirittura ad aprile, si patirà di meno, perché le ore di luce attenueranno gli ultimi rigori invernali.
Che si vada verso la primavera me l’hanno detto anche i due picchi muraioli che giocano a noasconderello con me, ogni mattino che esco di casa, affacciandosi da una grondaia di fronte e fingendo di spaventarsi.
Che si sia ancora in inverno me lo rivela il paese, quando lo guardo da un poggio di fronte.
E la sua sagoma familiare quest’anno rivela anche un limite – ben percettibile – tra un bel paesaggio toscano e una delle tante visioni rurali della nostra Italia assediata dalla febbre cementizia. Quello che era un luogo intatto – e come tale un capitale inestimabile da offrire allo sguardo affettuoso di visitatori colti e assetati di bellezza – incomincia a denunciare i ripetuti ingenui assalti (solo qualche volta anche un po’ arroganti) di uomini che son vissuti nel bello senza averne contezza e che quando cominceranno a capire che cosa si rischia di perdere, gli sarà appena sfuggito di mano.
Archivio mensile:Febbraio 2012
L’Odore dei Soldi
Mentre i temi e gli articoli che si susseguono sulla stampa nazionale (ma ancora di più su quella internazionale) registrano l’insolvere di nuovi pensieri e riflessioni da parte di tutti gli attori sulla scena mondiale – giornalisti, sociologi, economisti, istituzioni, e qualche politico lungimirante -, prodotti dai grandi cambiamenti che ci lasciano con più di un interrogativo, molti uffici stampa continuano (come se niente fosse successo) a macinare i soliti ingredienti da dare in pasto ai giornali, apparentemente ignari (gli uffici stampa) che i generici ottimismi e le iperboli riferite al prodotto di cui si occupano, cozzano con lettori che sono stati colpiti da eventi epocali che hanno lasciato cicatrici nelle anime, nell’immaginario e quasi sempre anche nei portafogli.
Mi riferisco, in questo caso, alle Anteprime dei Grandi Vini Toscani che si stanno svolgendo in questi giorni, ma vorrei subito sottolineare che quella che sto scrivendo non vuole essere un attacco a chi “fa” l’ufficio stampa. Perché gli uffici stampa, troppo spesso, non sono altro che il megafono di ciò che i loro committenti vogliono, e questi ultimi paiono incapaci di dialogare, ad argomenti pari, con i soggetti che possono apprezzare e valorizzare segnali di rinnovamento, nuove proposte, nuovi argomenti che dovrebbero essere usati a favore dell’inestimabile patrimonio enologico italiano (e nello specifico, toscano).
Perciò, mentre il mondo ‘globalizzando’ si omologa e si appiattisce sempre di più ma così facendo diviene anche lo scenario ideale per affermare i tantissimi ‘unicum’ che il nostro paese detiene, e mentre l’universo mondo è alla ricerca dell’originalità residua, noi evitiamo accuratamente (ancora una volta) questi temi, e diamo i numeri. Numeri che per altro testimonierebbero il buon successo del nostro eno-export , ma in termini di volumi, perché il nostro prezzo medio resta ancora basso, per esempio rispetto alla Francia. A dimostrazione che anziché apprezzare le qualità e i meravigliosi profumi dei nostri vini, il nostro naso resta tutt’ora più che altro sensibile all’odore dei soldi.
Poliedro di Keplero Poinsot
Non so come si fa, ma vorrei trasferire sul mio blog una pagina di Wikipedia.
Perché stamattina mi è venuta in mente un’immagine – scrivendo del Brunello di Montalcino su un blog -, quella del poliedro, un’idea che baluginava da tempo nel mio retro-cranio, perché è quella che sintetizza con maggiore immediatezza una realtà sfaccettata, le cui faccette possono anche avere dimensioni diverse (v.Icosidodecaedro), ma hanno anche (o soprattutto) un’altra qualità, quella di riflettere la luce in tanti modi diversi, facendo altrettanto diversamente ‘cantare’ la stessa identica materia di cui esse sono fatte. Sicché il “poliedro”, che è tale proprio in quanto fatto in quel particolarissimo modo, brilla della luminosità che gli viene conferita dalle faccette nel loro insieme.
Poi, guardando questa foto di Sant’Angelo in Colle, mi è venuto da immaginare che ne potrei scrivere come di un “Piccolo Dodecaedro Stellato” , altrimenti detto Poliedro di Keplero Poinsot. La luce di quel giorno me lo ricorda.
(NB:In matematica, e in particolare in geometria solida e in teoria dei grafi, un poliedro è un solido delimitato da un numero finito di facce piane poligonali. Fra i poliedri più complessi occupano un ruolo centrale i cinque solidi platonici, noti fin dall’antica Grecia.)
Il termine poliedro, infine, deriva dal greco πολύεδρον (πολύς, polys = “molti” e ἔδρον, édron = “faccia”).
L’ultima neve di Lola
Funny Valentine
Metti una sera all’ora di cena, nel paese ghiacciato da uno strato di neve che permane nei vicoli e sui tetti; gli abitanti superstiti e i migranti arrivati rintanati nelle case a guardare in tv il racconto di ciò che resta della politica. Manca la notizia più triste che arriverà la mattina dopo, ma è San Valentino, e anche se si perde nella notte (dei tempi) l’ultima cena romantica, t’affacci all’uscio di un sito accogliente dove potrai con calma ricordarti che centosei anni fa, lo stesso giorno è nata tua madre, in una campagna lontano da qui, da donna borghese e poliglotta (governava anche i giovani soldati che occupavano il mas nel suo tedesco familiare e affettuoso). Entri insieme allo stormo dei ricordi variegati che ti porti dietro e trovi l’oste accogliente che ti ha aperto la porta (grazie Gianfranco!) e quattro tenere coppie che – nonostante Monti, le tasse, le banche, le ferrovie e la benzina – hanno deciso di celebrare i loro sentimenti.
Gianfranco ammicca e ti mette di fronte al fatto compiuto. Mentre versa nel mio bicchiere posso sentire la voce rauca e la tromba di Chet Baker parlarmi ancora una volta d’amore.
Fuor di Polemica
Tra i miei propositi (mai dichiarati, ma praticati con religioso puntiglio), per questo anno Maya 2012 (ma che dire delle banche? e di petrolieri e gestori della telefonia?) ho messo in bella evidenza, a me stessa, quello di bandire la polemica e di concentrarmi con forza su obiettivi e contenuti di quello che dico o scrivo.
Non solo per amor di chiarezza, ma soprattutto per non disperdere le mie energie e non prestare il fianco ai disturbatori di idee – quelli che saltano sulla tua polemica e la conducono speditamente fuori dal recinto della discussione, confondendo le idee, proprio come farebbe uno scrambler con i suoni.
Chi legge le Lezioni Americane (Italo Calvino, Einaudi Editore), di solito si lascia incantare da quella sulla ‘leggerezza’. E’ successo pure alla sottoscritta, ma che dire di quella sull’esattezza e di quell’altra sulla rapidità?
Sembrano pensate proprio per noi italiani (e non per l’oltreoceano), per noi che invece siamo già piuttosto bravi nella leggerezza – ci è quasi connaturata – ma molto meno versati nella precisione e soggetti ad “andar per rane” come si dice a Milano, cioè divagare tradendo le urgenze e scivolando pigramente nei gorghi polemici.
Ho realizzato che polemizzare sottrae energia alle proprie idee e alla loro affermazione, ci sottomette all’altrui dialettica, ci fa perdere tempo.-
E non me/ce lo poss(iam)o più permettere: è tempo di cambiamenti subdoli e violenti, occorre tutta la lucidità e la tenacia di cui siamo capaci. Per quest’ultima serve anche mangiare meno (attività oggi largamente praticata dai greci: sia detto con il massimo rispetto per loro.
Hotel Costaccia
Tutto era bianco con marcati riflessi azzurrognoli. Solo il verde speciale degli olivi suggeriva che non siamo su un campo di sci, ma nel cuore del Mediterraneo. Un cuore crudele in questi giorni, un cuore gelido che pare quello dell’ Europa.
Strage di pettirossi e altri uccelli – anche di taglia più grossa – che schiantano per la fame e per il gelo. Piccoli benefattori dell’agricoltura, grandi animatori del paesaggio; avieri intrepidi e spericolati che ci hanno preannunciato il grande freddo, nei giorni scorsi.
Tutti alla fame fino alla curva della Costaccia, dove mi appare l’unica nota di colore nel paesaggio – colore violento e mangereccio – in questa giornata.
Forza pettirossi, ce n’è per tutti! Gli abitanti della Costaccia non han potuto cogliere i frutti del grande albero di kaki che è diventato un bed and breakfast, una pensione, un asilo, una taverna, un hotel con self service.
Brunello Bianco
Oggi compleanno di Charles Dickens (riso, pianto, emozioni), di cui tutti dovrebbero leggere tutti i libri, ma il pensiero che mi assilla è che la stagione che stiamo vivendo contiene tutti gli elementi di una narrazione dickensiana.
Penso al freddo, alle ristrettezze economiche di così tanta gente, alla neve (cos’altro fa più Dickens della neve?), alla gente che perde il posto di lavoro: una specie di nemesi, dopo una lunga stagione di scialo occidentale…
Ma la neve può assumere anche forme più affascinanti e meno tristi, quando ci ripropone le vigne di questo vino famoso, che per l’occasione diventa bianco come un Natale d’antan.
Snow News
Snow News. Un piccolo gioco di parole, un anagramma mancato, per sfottere un po’ chi pretende di ‘fare informazione’ parlandoci tutti i giorni della neve e del freddo, in inverno. Invece la neve ci voleva proprio, o almeno tanta pioggia. E il freddo più freddo deve arrivare proprio nei giorni della merla; se non ora quando? Il timore, invece, è che un gelo repentino, come annunciato, possa rivelarsi pericoloso per gli olivi. Speriamo che il cuore dell’inverno, oltre all’informazione, non geli anche il nostro cuore.