Algoritmi nella vigna

Ho sentito che tutto il casino mondiale dipende da certi algoritmi che si assomigliano troppo tra di loro. Un momento: riparto dall’inizio; qui siamo in campagna ma parliamo di borsa; parliamo della Borsa che crolla si rialza e ri-crolla; lacrime e sangue e soldi a palate per i pochissimi che conoscono il gioco al massacro.
Frugando nella memoria ricordo che la Borsa aveva come obiettivo quello di capitalizzare le aziende: queste si mettevano sul mercato, facendo magnifici road show (ne ho allestito anch’io qualcuno) in cui sfoggiavano i loro gioielli (idee originali che erano divenute prodotti di successo; uomini che mandavano avanti l’impresa con lo stesso piglio con cui Margherita ‘manda’ il trattore; margini operativi di tutto rispetto e conti in ordine). Poi si quotavano per vedere l’effetto che fa e ramazzavano i soldi per progredire, sviluppare le loro attività, migliorare la rete di vendita, creare nuovi prodotti (magari sempre più in linea con le aspettative dei clienti e le necessità epocali del mercato …). Quelli che erano divenuti azionisti tenevano d’occhio l’impresa e compravano o vendevano a seconda degli andamenti aziendali, politici, e del mercato.
Dimentichiamo quel film e arriviamo a questi giorni. Tra allora e ora, è successo che il riferimento per chi ‘gioca’ in borsa è sempre meno il valore (in termini concreti e misurabili) di un’impresa, e prevalgono strumenti legati esclusivamente alla finanza Ma quello che ha accelerato le cose in questa direzione è la velocità parossistica, conferita ad acquisti e vendite, dall’era digitale. Per cui, nello stesso tempo in cui tutti vendono, un furbacchione (bene informato) da solo può acquistare a prezzi stracciati e poi subitissimo rivendere guadagnando un miliardo di dollari (Soros avant’ieri). Non è tutto qui, ma questo un po’ spiega perché il mondo va su e giù dalle montagne russe a velocità pazzesca.
Bene, non ho capito come, ma tutto ciò è possibile grazie a certi algoritmi*; pare però che alcuni di essi siano quasi identici tra loro e questa somiglianza generi ulteriori casini.
E pensare che la parola “algoritmo” mi fa venire in mente il verde ondeggiare delle alghe in un fondale o il più familiare dondolio dei grappoli nella vigna, un road show nell’imminente stagione di vendemmie, invece:
*un algoritmo è un elenco finito di istruzioni univocamente interpretabili, ciascuna delle quali deve essere precisamente definita e la cui esecuzione si arresta per fornire i risultati di una classe di problemi per ogni valore dei dati di ingresso.