Il verde non è un’opinione

Guardo la campagna dopo il mio breve viaggio e metto a confronto il verde che ci regala l’autunno (insieme alle brevi piogge torrenziali che hanno devastato Liguria e Toscana) con i colori di una vigna in cui si leggono i segni di una diserbata violenta. Per fortuna sta crescendo l’attenzione verso questi modi grossolani di fare agricoltura. “Tu che ne sai”, mi par di sentire l’obiezione “che sei sempre stata cittadina?”.
Non è più tempo di polemiche, di contrapposizioni ‘politiche’, di discorsi da ambientalisti che corrono per farsi eleggere. Non è più quel tempo e io forse non so moltissimo (ma cerco di sapere di più), se non che c’è il sospetto (ma a me basta) che i diserbanti provochino gravi malattie; c’è invece la certezza che le siepi – i “bocages” , come si dice in francese – che separano un coltivo dall’altro, ospitando arbusti e alberelli e nidi e piccoli insetti e tane, sono delle riserve naturali preziose e delle difese da scrosci devastanti, dilavamenti e compagnia brutta.
Questo è solo un appunto frettoloso, un invito a coltivare la nostra anima verde (non il partito, l’anima!), un’esortazione ad essere più vicini alla terra e alle piante e di fare amicizia con un albero.