Ciao Bramante, oggi si vede il mare, dal Passo del Lume Spento. Scintilla lontano, appena più alto del profilo delle colline. Succede solo nelle giornate nitidissime come questa che presto volgerà al tramonto. E tramontando, la luce ci regalerà una serie di visioni – tutte le sfumature dei colori più caldi, quelli di una stagione che conclude i raccolti, poi pare che tutto finisca, la terra si raffredda (almeno così si spera), anche i colori si ingrigiscono, ma poi tutto ricomincia, con grande fatica. E’ una storia che tu conosci molto bene, come conosci alberi e animali di questa terra, e ulivi e vigne. L’ultima volta che ti ho visto eri di vendemmia, ma ti occupavi dei dettagli un po’ meno impegnativi, perché a vendemmiare – scarpinando tra i filari con secchi e cassette pesanti – non ce la facevi più. Però l’hai fatto fino a novantanove anni suonati, poi ci siamo messi a tavola e tra una fettuccina e un sorso di sangiovese mi hai detto che “non mi manca nulla e in casa mi rispettano”. Ho tanti ricordi legati a te, cominciando da quel becco che ruzzava con il mio figlio piccolo, quando venivo a comprare legna da te quarant’anni fa. Luciano mi ha detto che fino all’ultimo hai parlato di funghi e di cose della tua terra. Non poteva che succedere così: nessuno la conosce come te, questa terra. Però non ti ho mai chiesto se sei mai stato al mare, se l’hai mai visto. Dato che hai scelto questa giornata di sole e di vento per congedarti dalla terra, approfittane e vola ben alto: vedrai le vigne che stanno spogliando, le foglie che volano, e se spingi lo sguardo lontano, verso l’orizzonte a ovest, il mare che scintilla mobile, nella luce che cambia.