Meditazione e Ri-Sentimento

“Rompiballeee!”, mi ha strillato avant’ieri, irrompendo al telefono uno che stimo molto per la sua brillante intelligenza, ma anche per la sua apertura(?) mentale. E se me lo ha gridato lui – pur sostenendo che il grido era amicale – vuol dire che è vero. Lui alludeva alla mia pretesa di esprimere un parere sulla vicenda di cambio di disciplinare in onda in questi giorni – anzi proprio oggi – qui a Montalcino. Ma anche se – molti lo sanno – ho una precisa opinione in merito, penso tuttavia che la sua considerazione era (fosse) sbagliata.
Sbagliata perché non ho mai “preteso” altro se non esprimere un’opinione. Qualcosa che – non solo a mio parere – dovremmo tutti allenarci a fare, non per dare fastidio, ma per “disturbare il manovratore”, attività preziosa per la qualità della vita e della stima di sé stessi (senza la quale esistere è infinitamente meno piacevole). Per questo cerco di seguire (da apprendista ) le regole della meditazione, perché essa aiuta ad accrescere la consapevolezza, aumenta l’attenzione, rafforza le abilità cognitive e allena la capacità di tenere a mente le informazioni necessarie a capire e a ragionare . La meditazione rende più forti – sostiene lo psicologo Fadel Zeidan sul Journal of Neuroscience – e più ricchi. Di futuro.

7 pensieri su “Meditazione e Ri-Sentimento

  1. …meditando meditando ho decisamente concluso, cara Silvana, che è notorio a tutti coloro hanno il piacere di frequentarti da tempo che tu sia una notevole rompiballe.Ma, continuando a meditare, è duopo ammettere che spesso rompi a ragione, sempre in buona fede e usually con argomenti documentati. Quando poi rompi per proteggere i nostri martoriati territori e l’integrità delle nostre produzioni sia benedetta la pervicacia con cui lo fai!

  2. Dipende semplicemente dai punti di vista di chi osserva e dice.
    Se uno vuole costruire un mega albergo nel bel mezzo di un bosco millenario o di una spiaggia incontaminata, il rompere le palle affinchè questo non avvenga nei modi e nel gusto previsto dal buon senso, soprattutto con lo sberleffo, prende il nome di educazione civica.
    Quando nel caso del Brunello, o meglio, del Rosso di Montalcino, si vuole modificare il disciplinare per farci entrare dei vigneti ad IGT i cui diritti di impianto mi immagino siano di provenienza sudista pieni di non Sangiovese, modificare il disciplinare insegna a dire cambiare il livello di qualità della vita di un territorio con un’uva che di norma viene pagata pochi euro, mentre se ricade sotto la dizione Montalcino qualche vispo pensa che sia i vigneti, sia il valore del vino li prodotto assumano un’impennata di valore.
    Ci sono valanghe di ordini di questo vino? C’è il rischio di risucciare il nome del luogo e del vino dentro un calderone dove non si capisce più niente e veder cascare tutto il giocattolino.
    Aumento del valore fondiario dei beni ma con cantine piene.
    Ovvero bruciare i lenzuoli per vendere la cenere.

    • Bene, sapete tutti come la penso in merito, da alcuni anni a questa parte. Certo, non è facile contemperare gli interessi dell’intero ‘paese’ (Italia o singoli territori/terroir) con quello dei singoli imprenditori o investitori. Certo la finanziarizzazione di tutto ha cambiato le carte su tutti i tavoli; la politica avrebbe dovuto orientare diversamente, invece si è accordata con il business. D’altra parte con la classe politica che ci ritroviamo sarà difficile fare inversione a U.

    • Cara Isa, fatti conoscere di più: le tue idee formidabilipotrebbero stimolare tanti. (Niente scenate di gelosia, cari amici, Isa è una che sa e che ha anche quello che a Milano è chiamato “un gusto della maddonna”, con due dd).

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