Mentre ancora smaltisci il piccolo turbamento per la fine dell’ora legale, a cui ti eri faticosamente assoggettato; mentre altrove celebrano i riti che devono incrementare la benevolente attenzione dei media, mentre rifletti che sì, ‘sta Italia davvero vogliono mandarla a rotoli, e ti vengono in mente tre articoli letti su tre quotidiani diversi e tutt’altro che sintonici tra loro, mentre pensi che ancora una volta la meteorologia diventa la metafora dei tempi che corrono, cammini.
E un passo dopo l’altro stemperi le ipocondrie che assalgono gli umani – movimiento dichiarava Helenio! -; e muoversi (anche solo un braccio: sì anche lei che mi guarda in cagnesco) ti rende relativo nei confronti del mondo; figurarsi poi quando i passi si sgranano in mezzo a colori – non ancora sontuosi – dell’autunno che scalderà cromaticamente le nostre vite, obbligandoci altresì ad accendere il riscaldamento. L’ora, finalmente (anche lei) illegale ti mette ancora lievemente in sobbuglio, ma che belli i colori, che bella questa “valle di lacrime” che quando ci cammini dentro ti strappa un sorriso, lieve.
Saggia donna!
Non tanto, mia cara, tuttavia camminare, passeggiare, guardare (e riuscire a vedere) rende …