Tra Bosco e Banca

In un paese di ex -boscaioli, come questo – gente figlia di gente che il bosco l’ha conosciuto bene e di bosco ha (anche) campato – non è strano ritrovarsi a camminare in mezzo a meraviglie naturali, magari disseminate di manufatti umani, che vengono da un tempo recente, tutto sommato, ma che pare ormai remoto.

Eppure, uno dei richiami di questo luogo, è proprio la natura, talvolta quasi incontaminata, perfetta per camminarci in tutte le stagioni, e scoprire la mitica biodiversità di cui si sono riempiti inopinatamente la bocca i politici ignari di cosa sia un passo a piedi (nella generalità, perché c’è anche qualche amministratore pubblico che la strada nel bosco la conosce!).

Sarebbe un richiamo fantastico per quel popolo cosmopolita che va a piedi – colto, sensibile, rispettoso della cosa comune, e pure (abbastanza) ‘ricco’ -; un richiamo supportato e rinciccito dalla via Francigena (che qui passa), che dà un motivo in più per camminare (anche se chi va a piedi già sa che fa bene allo spirito e alla mente).

Anche per dimenticare – o ricordare più lucidamente e meno rabbiosamente – i dispiaceri che non “la banca” – ma chi l’ha usata pro domo propria e dei propri sogni di grandeur – ha inflitto a una popolazione laboriosa, che ha il solo torto di essersi lasciata suggestionare dalla reputazione che i padri dei padri hanno costruito in cinque secoli di fatiche e sacrifici, e di essersi fidata di uomini che non se lo meritavano, camminare nel bosco è perfetto.

E tra Spoon River e Walden ho sempre preferito il secondo: ho sempre pensato che la vicinanza della natura non sia consolatoria, ma nutriente; che il lutto non debba essere recriminazione (semmai nostalgia), ma precede ed è propedeutico alla rinascita. Me l’ha insegnato la vecchia prof di biologia al liceo e non l’ho mai dimenticato.

lentisco e altri arbusti profumatiopalescenze acquatichel'acqua si fa strada naturalmenteil verde è tanti coloricapelvenere e altre bellezzela luce scopre i misteri del boscoun elefante nostrano
un verde non riproducibile“Scopri il bosco, facci camminare i tuoi amici e gli amici dei tuoi amici: nel bosco c’è un tesoro, un pezzo di storia che affascinerà i tuoi clienti, i tuoi ospiti. Impara il bosco, dove l’uomo ha ammansito (un po’) la natura e capisci meglio chi sei e dove vai…” Viene da pensarlo, quando ci si accorge che il bosco è un po’ dimenticato – fatto salvo il periodo della caccia -. E viene da ricordarlo puntualmente, magari cercando un claim più convincente – tipo: “il mercato da tempo si è accorto della natura e della sua importanza; teniamone conto, prima che sia troppo tardi, prima che altro venga distrutto da qualche speculazione un po’ miope, che ci si ritorcerà contro; prima che qualche altra sirena torni a cantare canzoni equivoche.”.

 

2 pensieri su “Tra Bosco e Banca

  1. E’ bello il bosco in ogni stagione e dalle mie parti conosco ogni viottolo e ogni anfratto che a seconda della luce del sole o meno cambia aspetto e sfumature.
    Uno dei luoghi preferiti è “l’occhio dell’elefante” fatto nel tempo da una goccia d’acqua su una grande lastra di alberese.
    Nel bosco si spenge il cellulare per non perdere i suoni del mondo si cammina.

    • Pensavo stamattina che il Bosco in un certo senso è una Banca, che tiene in serbo un pezzo di futuro. Chissà se chi deve se ne accorgerà; o se succederà troppo tardi…
      Sul fronte ambiente, paesaggio, suolo, si sta muovendo qualcosa e un giornalista (Stella) se ne è accorto e ci sta lavorando (così sarà quello che per primo avrà segnalato il tema, eccetera… e poi ci farà un libro eccetera….

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