Il Cielo sulla Vigna

dscn0974Ci sono svariati modi di invecchiare … qualche settimana fa un cretinetti mi chiedeva su questo blog, commentando anonimamente (ovviamente!) un post che non ricordo più, “ma non invecchierai mai come tutti?!”. Beh certo che quelli che hanno l’occasione di invecchiare si portano addosso un bel fardello. E’ un processo (talvolta lungo) complicato e faticoso; ma d’altra parte – come pare abbia detto Woody – l’alternativa è davvero drammatica.

Ma non sto borbottando sul tema, né tantomeno facendovi un pistolotto promozionale per l’ultimo libro di Pansa (lui mi è simpatico, ma ho letto un’anticipazione del libro e mi sembra piuttosto la scoperta … del viagra!); perché nei tourniquet degli anni che passano, se devo fare un bilancio tra gioie (esagerando) e tormenti (esagerando, ma un po’ meno) non posso lamentarmi.

Forse perché l’abitudine all’empatia, acquisita lavorando in pubblicità, mi fa continuamente alzare gli occhi dal mio piatto per guardare ciò che succede altrove, soprattutto negli immediati dintorni e poi nei dintorni dei dintorni. Questo gesto abbastanza compulsivo (ma – giuro – totalmente privo di quella curiosità morbosa che mi è capitato di osservare o ascoltare in alcune persone), mi costringe a placare certi  sentimenti (e la mia innata impazienza) nei confronti di tutto quello che tarda ad accadere, come se gli appuntamenti posticipati fossero una iattura. Così, mentre freno lo scontento per cose che non girano come potrebbero (o come vorrei), mi capita di ritrovarmi toccata nel profondo dal dolore che all’improvviso piomba nella vita di qualcuno.

Un bel modo per iniziare impeccabilmente una giornata – in cui poi può accadere di tutto – è quello di dare ascolto al “Grande Piede” e lasciarsi scaraventare fuori casa, molto presto al mattino. (Si può camminare a qualsiasi ora del giorno, ma farlo mentre ancora un po’ di sé è immerso nel sonno è più emozionante). Camminare vuole anche dire guardarsi intorno, per me anche guardare il cielo, che mi piace e mi interessa molto. Fossi nata in altri tempi forse avrei imparato a leggervi dei messaggi e sarei diventata un’aruspice, ma vegetariana e incruenta

Oggi il cielo, di primo mattino, mi ha offerto visioni più tecno e assolutamente consuete e banali: quello nella foto lì sopra è il Roma Milano, e però vederlo mentre si cammina sul margine di una vigna, immersi nel clima pre-vendemmia che si respira (e si annusa) da queste parti in questi giorni, mi ripropone una volta di più com’è diversa la vita – nello stesso istante e in luoghi non distantissimi tra loro – tra persone in situazioni diverse.

Ho divagato un po’, però oggi è passato un mese dal terremoto del Lazio e mentre guardavo il cielo da quella vigna, stamattina, pensavo a quelli lì, ad Amatrice e nei dintorni, che il cielo se lo sono visto piombare addosso …

Ciao cretinetti, lo vedi che invecchio anch’io?!

 

Il Paesaggio è come il Viagra

DSCN9830Parlavo avant’ieri con una donna che stimo e a cui mi rivolgo per avere consigli – è anche il suo mestiere quello di dare consigli, ma lei ha una marcia in più, perché si vede che ci mette del suo, un’attenzione appassionata che dice molto di lei – e questa signora vivace e intelligente mi ha raccontato che ha bisogno di camminare, per problemi di salute. Va quindi a camminare, impegnandosi con il marito in giri anche lunghi, nella campagna in cui è nata e cresciuta e a cui ha finora fatto poco caso, indaffarata a crescere la famiglia, lavorare in ufficio, occuparsi dei genitori e così via. Mi ha scaldato il cuore sentire l’emozione nel suo racconto, mentre mi diceva con parole sue (che assomigliavano così tanto ai miei pensieri!) quanto guardare i paesaggi che la campagna offre, qui nel senese, intorno al bel paese in cui sta e lavora, le stia facendo bene allo spirito e perciò alla salute …

Di solito chi è nato in un paesaggio non ha molti strumenti per riconoscerlo e quindi dargli il valore che si merita; ci vorrebbero tanti medici a prescrivere di curarsi con il paesaggio e questo farebbe bene assai ai luoghi, all’economia, alla spesa pubblica … Al grido di “meno statine più paesaggio” si spenderebbe di meno in antidolorifici, in statine (ovviamente), in anti diabetici, in antidepressivi, in viagra (il paesaggio fa bene anche al pisello).

Se il paesaggio fosse riconosciuto e interiorizzato dai politici e dagli amministratori pubblici, accadrebbero alcuni miracoli di cui abbiamo bisogno con urgenza: 1)- anziché costruire per compiacere un elettorato avido e ignorante, si lancerebbe una campagna per “restaurare e mettere in sicurezza” il nostro patrimonio, con identico risultato in termini di fatturato e posti di lavoro (ma meno business per i cementieri, però), con una riqualificazione professionale dei lavoratori del settore edilizio e dintorni, che recupererebbero anche capacità artigianali che minacciano di scomparire; 2)- agricoltori e lavoratori del settore agricolo avrebbero uno status diverso e verrebbe finalmente riconosciuto anche il loro compito sociale di salvaguardia e di custodia, con valorizzazione di prodotti e fatturato; 3)- le amministrazioni pubbliche (e sulla loro scia, i suddetti agricoltori) la smetterebbero di sversare, appena possono, ettolitri di sostanze che hanno lo scopo di seccare l’erba “risparmiando lavoro” (con gli effetti che illustro nella foto qui sopra): otterremmo due benefici e il primo riguarda proprio il paesaggio che rimarrebbe dei suoi colori naturali, con vantaggio per gli occhi e per la mente; il secondo riguarda la salute, perché si tratta di sostanze su cui gravano dubbi e sospetti.

Questo pensavo, dopo aver svoltato su per una stradetta scoscesa, dopo un camminata benefica in mezzo al verde e alle vigne; quel verde così incompreso e bistrattato, eppure così benefico, per la  mente e per la bilancia del turismo.