Ci sono svariati modi di invecchiare … qualche settimana fa un cretinetti mi chiedeva su questo blog, commentando anonimamente (ovviamente!) un post che non ricordo più, “ma non invecchierai mai come tutti?!”. Beh certo che quelli che hanno l’occasione di invecchiare si portano addosso un bel fardello. E’ un processo (talvolta lungo) complicato e faticoso; ma d’altra parte – come pare abbia detto Woody – l’alternativa è davvero drammatica.
Ma non sto borbottando sul tema, né tantomeno facendovi un pistolotto promozionale per l’ultimo libro di Pansa (lui mi è simpatico, ma ho letto un’anticipazione del libro e mi sembra piuttosto la scoperta … del viagra!); perché nei tourniquet degli anni che passano, se devo fare un bilancio tra gioie (esagerando) e tormenti (esagerando, ma un po’ meno) non posso lamentarmi.
Forse perché l’abitudine all’empatia, acquisita lavorando in pubblicità, mi fa continuamente alzare gli occhi dal mio piatto per guardare ciò che succede altrove, soprattutto negli immediati dintorni e poi nei dintorni dei dintorni. Questo gesto abbastanza compulsivo (ma – giuro – totalmente privo di quella curiosità morbosa che mi è capitato di osservare o ascoltare in alcune persone), mi costringe a placare certi sentimenti (e la mia innata impazienza) nei confronti di tutto quello che tarda ad accadere, come se gli appuntamenti posticipati fossero una iattura. Così, mentre freno lo scontento per cose che non girano come potrebbero (o come vorrei), mi capita di ritrovarmi toccata nel profondo dal dolore che all’improvviso piomba nella vita di qualcuno.
Un bel modo per iniziare impeccabilmente una giornata – in cui poi può accadere di tutto – è quello di dare ascolto al “Grande Piede” e lasciarsi scaraventare fuori casa, molto presto al mattino. (Si può camminare a qualsiasi ora del giorno, ma farlo mentre ancora un po’ di sé è immerso nel sonno è più emozionante). Camminare vuole anche dire guardarsi intorno, per me anche guardare il cielo, che mi piace e mi interessa molto. Fossi nata in altri tempi forse avrei imparato a leggervi dei messaggi e sarei diventata un’aruspice, ma vegetariana e incruenta
Oggi il cielo, di primo mattino, mi ha offerto visioni più tecno e assolutamente consuete e banali: quello nella foto lì sopra è il Roma Milano, e però vederlo mentre si cammina sul margine di una vigna, immersi nel clima pre-vendemmia che si respira (e si annusa) da queste parti in questi giorni, mi ripropone una volta di più com’è diversa la vita – nello stesso istante e in luoghi non distantissimi tra loro – tra persone in situazioni diverse.
Ho divagato un po’, però oggi è passato un mese dal terremoto del Lazio e mentre guardavo il cielo da quella vigna, stamattina, pensavo a quelli lì, ad Amatrice e nei dintorni, che il cielo se lo sono visto piombare addosso …
Ciao cretinetti, lo vedi che invecchio anch’io?!