Crìa cuervos

DSCN9946Si rinnova ogni giorno il piacere di bere l’aria del primo mattino, con una camminata che mi fa ritrovare una me stessa più energetica. Poi c’è la piccola sorpresa quotidiana delle erbe che raccontano la stagione in corso e smentiscono (?) gli allarmi sul cambiamento climatico. Che il mondo vegetale sia più forte della meteo e riesca a tener botta a sbalzi e picchi che finalmente hanno cominciato a spaventarci? Ma no, non credo; forse i mutamenti (e le mutazioni) emergeranno osservando molte stagioni e chissà che sorprese ci potranno riservare.

Pensieri inevitabili nel silenzio del mattino, spiando la vigna inclusa nella camminata; una vigna animata, dove ho incontrato conigli abbandonati che hanno vissuto qui una stagione di inebriante libertà, stroncata dall’istinto della volpe che avevo avuto modo di osservare mentre li spiava dal bosco e che infine se li è divorati; vigna abitata anche da colombi che vi vengono a pascolare, forse a cavare lombrichi? Ma dove anni fa ho anche incontrato una famiglia di caprioli ingordi che ha falcidiato le buttate più tenere.

Ultimamente la vigna, dove arrivo da un percorso un po’ diverso da quello solito, è lo scenario di uno strano incontro con una piccola colonia di cornacchie che mi puntano, appena mi avvicino, e mi volano basse sulla testa, gracchiando in modo insistente, inviandomi un messaggio che stento a capire. Dopo la prima mattina – con una sola cornacchia che si teneva quasi immobile a pochi metri d’altezza, gli uccelli volteggianti sono diventati tre. Io sono tornata, ma con un bastone – mi è un po’ dispiaciuto! – a scanso di equivoci.

Avevo incominciato a pensare a Hitchcock e poi a racconti dell’orrore, in cui gli uccelli aggrediscono gli uomini (figurarsi le donne!, a meno che le cornacchie siano femministe). Munita di bastone (che non ostento, ma so che loro l’hanno visto) mi sento più sicura.

“Crìa cuervos y te sacaràn los Ojos”, mi veniva in mente il proverbio spagnolo, il bel film di Carlos Saura, e alcune riflessioni sulla riconoscenza e l’ingratitudine, così ben sintetizzate dal modo di dire spagnolo (“alleva corvi: ti caveranno gli occhi”). Tutto accade di prima mattina, in questo giugno così terso.