La Scuola che volò da Montalcino

A volte i sogni ‘non finiscono all’alba’, prima di una sana camminata tra le belle vigne che circondano questo paesino, questo hamlet di Montalcino. Può succedere che incontrino momenti, situazioni e gente speciali e che vedano la luce di menti lucide, di persone brillanti e soprattutto coraggiose. E che non galleggino a mezz’aria in un paese (in un continente?) che pare affetto da narcolessia, un intorpidimento allucinato e pessimistico, da cui non riesce a scuotersi. In un altro post, mesi fa, avevo accennato a un giovane architetto che all’inizio degli anni novanta venne a Montalcino; avevo anche scritto di un collega di lavoro che si occupava di formazione e di un progetto che, con quest’ultimo, avevo studiato: per creare a Montalcino (si stava costituendo il Parco della Val d’Orcia) una scuola di arti e mestieri che avesse l’obiettivo di “ridare al lavoro manuale dignità e valore” e fascino, con l’apporto e il contributo di poeti, scrittori, filosofi, artisti; ma anche di imprese e aziende di servizi, oltre agli indispensabili maestri d’arti e mestieri. Stiamo parlando di un’altra Italia, di un tempo passato, che mi pare ci sia scivolato tra le dita – perso per sempre? – le cui opportunità nessuno ha saputo cogliere, tanto meno la politica – distratta da altre ambizioni, da sogni con ali più corte -.aung_san_suu_kyi_time[1]

Ora però, il giovane architetto francese – che a suo tempo si laureò a Lyon, proprio su quell’idea che trasformò in una tesi e poi in progetto – “L’ècole de Montalcino” – è emigrato in Birmania, dove vive e lavora. E dopo una lunga storia in cui si intrecciano vita e professione, curiosità e pragmatismo, oriente e occidente, vino e ideali…. in Birmania, nei luoghi in cui – a lungo e di recente – è stata anche mia figlia Margherita, la scuola che era stata pensata per Montalcino e la Val d’Orcia, è stata finalmente realizzata. Dallo stesso architetto, ora un po’ meno giovane. E a finanziarla sono state due donne, visionarie, generose e combattive – Myo Su, che l’ha fatta partire, e Aaung San Suu Kji, con la sua fondazione. Perché a volte i sogni volano lontano e atterrano in luoghi inattesi.