“Stanno vendendo le isole greche…” ho pensato quando la guardia del Parco regionale dell’Uccellina mi ha detto che non si può andare a Marina di Alberese in auto, ma solo a piedi o in bici. “Ma che c’entra, qui non siamo mica in Grecia e poi stanno solo facendo dei lavori per impedire alla pineta di morire” ho subito ri-pensato, buttando acqua sul pensiero precedente. “Si comincia così, ed è un modo per deviare il corso delle abitudini; sta a vedere che dopo cinquant’anni che ci vengo mi ritrovo la spiaggia privatizzata …”.
No, certo che non sarà così (almeno spero), ma questi sono i pensieri nuovi, quelli a cui ci ha abituato questo tempo presente, in cui la certezza, anche sulla proprietà pubblica di paesaggi o monumenti, o istituzioni, non ha più cittadinanza. Come una giornata in una spiaggia, senza inutili pedaggi (a parte l’igresso a ore, al parco), senza orpelli, con (ancora) un sentimento di libertà: seduti tra ginepri, rosmarini e tamerici, di fronte al mare, a leggere o a oziare, in silenzio, ascoltando il vento.
Non sarà così, non succederà, tuttavia sarà meglio farci un salto, portarci gli amici, chiamare quelli del FAI, scrivere a Italia Nostra, telefonare agli ambientalisti, noleggiare le biciclette, mettere le gambe in spalla, avvisare i vicini … Tutto fuorché tenersi il dubbio dentro, per non passare da disfattisti, per non essere vissuti come nemici del “partito” o del sistema, guardati come inaffidabili gruppettari che non vogliono adeguarsi ai tempi (orripilanti, peraltro) e ai passi dettati dalla necessità di rinunciare a certi effimeri piaceri (nostri), per far quadrare un qualche cerchio e tappare qualche buco. Meglio figurare come apprensiva, allarmista, snob, piuttosto che finire su una sdraio in fila per quattro con l’avanzo di niente …