Il senso della politica, nell’orto

L’inverno non ha una sola faccia; mentre si annuncia più crudo, con le temperature che scendono e i venti artici in arrivo, vado a visitare l’orto della nostra canonica; è un fazzoletto di terra, racchiuso tra muri vecchi e di bell’aspetto, minuscolo teatro delle gesta della gatta Rachele, che ama restarvi imprigionata (preferibilmente d’estate) e luogo prediletto di Alba – donna di talenti e volontà – che qui li esercita, realizzandosi.

Un orto, che è un giardino, che è una serie di pensieri, che è un luogo di sogni (e perché no, di illusioni), che fa pensare alla terra e al cielo, contemporaneamente. Al cielo, data la contiguità con la chiesa parrocchiale e la profusione di fiori; alla terra, grazie ai frutti, che sono un po’ come i pensieri di Alba quando prendono forma e sostanza, e colori.

Un orto ci può salvare la vita, esattamente come la bellezza e i buoni pensieri; e quest’orto – e i suoi pennuti e discreti abitanti – esprimono dell’Italia, in questa fase da basso impero, ben più di quello che sanno dire i politici in cashmere e in loden: talento, passione, amor proprio, senso estetico, dignità del lavoro. Un orto per salvare l’Italia?  estetica dell'ortoValerianaGalline veggentiMa che cavolo vuoiuna rosa è una rosa è una rosainsalata un po' spaventataSì, mi pensi? Ma quanto mi pensi?piccoli miracoli canonici