Il Futuro nell’Orto

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DSCN6019 E’ il luogo in cui facevo merenda, da bambina, con una chioccia che veniva a farmi visita, circondata dalla sua nidiata pigolante – pane burro e miele di lavanda -, una merenda ricca, un po’ datata, da figlia unica e nipote privilegiata da una sventolata di zii.

Questo è il mio ricordo infantile dell’orto, e quando mi ritrovo nel verde coltivato – alle vigne ormai ho fatto l’abitudine – il ricordo si confonde con un sentimento decisamente più attuale: la sensazione precisa che nel verde degli orti ci sia una gran vitalità; la sensazione che nel verde dell’orto ci sia la risposta a tutto ciò che conta.

Le obiezioni sono più che scontate, soprattutto leggendo e ascoltando le (non)notizie che assediano questa estate deforme. Entri nell’orto e guardi: puoi vedere quante declinazioni e coniugazioni di verde; puoi guardare e vedere le forme di infiniti frutti, obbedienti a un lavoro modernissimo. Non c’è niente lasciato al caso, nell’orto; tutte le azioni sono concatenate tra di loro e si susseguono nel seguire la stagione. L’orto è senza fine, è dialogo continuo; tu fai e la terra risponde. E’ il regno del verde, dei ricordi delle infanzie fortunate. E’ il luogo centrale di un futuro commestibile.