Aggiornamento

Se stai nel centro storico di un vecchissimo paese – cioè praticamente nella sua parte più suggestiva ed emozionante – ti aspetti di riviverne gli echi, quelli dei vecchi abitanti (magari alcuni li hai conosciuti), rivedere con l’immaginazione i ritmi di vita di un tempo (vita operosa e semplice, ma piuttosto povera); da ‘straniera’ pensi di compiacerti del clima di ruralità alla toscana, di confrontarti con il sarcasmo – la categoria dello humor più frequentata dai toscani – e di acquisire il ritmo – operoso e defatigante, ma sereno, delle giornate in una simile isola felice.
Invece isis – la sigla del fanatismo sunnita – ha scelto questo tempo – già di per sé complesso e difficile – per lanciare la sua campagna puzzolente di petrolio e irrorata di sangue.
“Goditi l’isola felice, di questi tempi è una rarità”, mi pare di sentire una voce (magari la mia stessa) che suggerisce di cogliere l’attimo, perché non si sa davvero se nella rivoluzione meteo e in quella sociopolitica ci sarà posto per un barlume di speranza. Anche se quello là ha recitato che la memoria senza speranza è … (non mi ricordo più, comunque è una sciocchezza) .
Certe cose non possono essere dette da tutti: sulla bocca di alcuni appaiono come delle bolle di sapone mal riuscite.
Ma per tornare a sentimenti e sensazioni che si possono sentire nel vecchissimo paese, (c’è anche la vendemmia in corso), niente assomiglia a quello che mi ero immaginata, a parte le pietre, in apparenza immutate.
Il villaggio è abitato da una maggioranza araba- tunisina che negli anni si è riallineata all’islam gradualmente sempre più stretto e osservante. Le donne hanno adottato il foulard ed escono poco, durante il ramadan gli uomini di sera si mettono la djellaba e si radunano tra di loro, proprio come se fossero nel loro villaggio.
Con il manifestarsi del fondamentalismo demenzial-sunnita, si è ricreato un diaframma tra noi e loro. che si consolida divenendo vagamente ostile, da parte nostra, e irridente, dalla loro.
L’idea che si fa strada non è quella della paura o del panico, ma è qualcosa di più complicato … l’ immagine di quel delinquente vestito di nero – che nella mia mente si duplica e confonde con le deiezioni di un cane malato, domina il nostro immaginario, e non si può non pensare che quello lì – ex uomo o già merda che sia – DSCN1589 ha o ha avuto una madre e che cosa sua madre può provare per lui – spavento, disgusto, schifo, orrore.
Sono questi pensieri che frenano tutti gli altri; poi il tempo e le temperature, la stupidità degli uomini che non hanno ancora capito (o fingono) dov’è sparito il lavoro, mentre sul fondo Lucio Dalla canta “caro amico ti scrivo …”