La Rivoluzione degli Educati

Ti chiudono la porta sul naso; accelerano quando attraversi la strada per metterti in difficoltà; ti tossiscono in faccia; insultano quelli che identificano come più deboli e adulano senza vergognarsi quelli che possono comprarli; non mettono la freccia; ti danno sulla voce; non salutano ma si irritano se non li noti; si fermano a parlare con il tuo interlocutore indifferenti alla tua presenza; ti puntano il gomito in faccia al bancone del bar (però evitano di farlo se sei grande e grosso); telefonano a tavola strillando; non rispettano i vecchi e nemmeno i bambini; ignorano le precedenze in auto e nelle code agli sportelli; parlano male e scrivono peggio, massacrando la lingua italiana. Insomma vivono in modo offensivo. Questi e molti altri comportamenti dello stesso tipo li caratterizzano e affliggono quelli che non sono come loro.

Sono dovunque, in maggiore densità dove c’è meno istruzione, nelle famiglie che – vuoi per miseria o per pigrizia, vuoi per arroganza o per teledipendenza – non sono riuscite a contrastare i danni causati dall’affievolimento delle coscienze, dalla mancanza di buoni esempi e dalla corruzione dilagante.

Sono il volto umano del degrado paesistico e ambientale del nostro Bel Paese; un’Italia che sta percorrendo l’identico cammino in discesa di molti suoi cittadini. Per salvarci – senza dimenticare il lato economico del concetto –  prendo a prestito da Franca Valeri il concetto di “Rivoluzione degli educati” e il suo suggerimento, quello di ribellarsi, di opporsi, di controbattere, di rintuzzare, di sbarrare la strada alla negazione della bellezza, che va sottobraccio a comportamenti tanto antiestetici quanto una bruttura nel paesaggio, o un prodotto storpiato, tradito nella sua essenzaDSCN1579.