More di Buonumore

Un ritorno all’infanzia, per chi ce l’ha avuta; un ricordo di quando erano parte integrante della dieta estiva, per tutti quelli che al tempo dell’infanzia hanno dovuto fare i conti con un’economia pauperistica, nell’assenza quasi totale di stipendi, prebende, sussidi, finanziamenti, soldi.
Le more, in questi giorni, brillano su tutte le siepi e a questa latitudine sono belle grosse; ma attenti a coglierle, perché è meglio farlo quando si è sicuri che non abbiano beneficiato di qualche trattamento, insieme a una vigna o a un altro coltivo.
Se sono sane e lontane da gas di scarico, diserbo, anticrittogamici (ma anche da zolfo e rame!), si colgono e si mangiano lì per lì, e più le mandi giù più sale su il ricordo dell’estate, che è già un pezzo avanti e si appresta al suo giro di mezzo; il ricordo si trasforma in buonumore e ci puoi giocare con le parole, creare un tuo mantra personale, per scacciare le puzze del mondo che fuoriescono dai buchi della speculazione corrotta. Oppure – come suggerivo all’amico Andrea Pagliantini, sul suo blog – ci fai un ‘clafoutis’ e ti mangi l’estate prima che te la rubino.