Il Paesaggio è come il Viagra

DSCN9830Parlavo avant’ieri con una donna che stimo e a cui mi rivolgo per avere consigli – è anche il suo mestiere quello di dare consigli, ma lei ha una marcia in più, perché si vede che ci mette del suo, un’attenzione appassionata che dice molto di lei – e questa signora vivace e intelligente mi ha raccontato che ha bisogno di camminare, per problemi di salute. Va quindi a camminare, impegnandosi con il marito in giri anche lunghi, nella campagna in cui è nata e cresciuta e a cui ha finora fatto poco caso, indaffarata a crescere la famiglia, lavorare in ufficio, occuparsi dei genitori e così via. Mi ha scaldato il cuore sentire l’emozione nel suo racconto, mentre mi diceva con parole sue (che assomigliavano così tanto ai miei pensieri!) quanto guardare i paesaggi che la campagna offre, qui nel senese, intorno al bel paese in cui sta e lavora, le stia facendo bene allo spirito e perciò alla salute …

Di solito chi è nato in un paesaggio non ha molti strumenti per riconoscerlo e quindi dargli il valore che si merita; ci vorrebbero tanti medici a prescrivere di curarsi con il paesaggio e questo farebbe bene assai ai luoghi, all’economia, alla spesa pubblica … Al grido di “meno statine più paesaggio” si spenderebbe di meno in antidolorifici, in statine (ovviamente), in anti diabetici, in antidepressivi, in viagra (il paesaggio fa bene anche al pisello).

Se il paesaggio fosse riconosciuto e interiorizzato dai politici e dagli amministratori pubblici, accadrebbero alcuni miracoli di cui abbiamo bisogno con urgenza: 1)- anziché costruire per compiacere un elettorato avido e ignorante, si lancerebbe una campagna per “restaurare e mettere in sicurezza” il nostro patrimonio, con identico risultato in termini di fatturato e posti di lavoro (ma meno business per i cementieri, però), con una riqualificazione professionale dei lavoratori del settore edilizio e dintorni, che recupererebbero anche capacità artigianali che minacciano di scomparire; 2)- agricoltori e lavoratori del settore agricolo avrebbero uno status diverso e verrebbe finalmente riconosciuto anche il loro compito sociale di salvaguardia e di custodia, con valorizzazione di prodotti e fatturato; 3)- le amministrazioni pubbliche (e sulla loro scia, i suddetti agricoltori) la smetterebbero di sversare, appena possono, ettolitri di sostanze che hanno lo scopo di seccare l’erba “risparmiando lavoro” (con gli effetti che illustro nella foto qui sopra): otterremmo due benefici e il primo riguarda proprio il paesaggio che rimarrebbe dei suoi colori naturali, con vantaggio per gli occhi e per la mente; il secondo riguarda la salute, perché si tratta di sostanze su cui gravano dubbi e sospetti.

Questo pensavo, dopo aver svoltato su per una stradetta scoscesa, dopo un camminata benefica in mezzo al verde e alle vigne; quel verde così incompreso e bistrattato, eppure così benefico, per la  mente e per la bilancia del turismo.

E’ Primavera?

L’Italia è un paese sempre più strano; anche la primavera è stranita. Intere colline sono diventate giallorosse  – non in quanto tifose della Roma – e qualcuno magari si irriterà anche perché lo scrivo. Perché l’Italia è così strana che se scrivi che è stato fatto qualcosa di sbagliato fai del male all’economia, perciò chi sbaglia deve essere tutelato e di sbagli non si deve parlare perché si diventa disfattisti …

Mi viene in mente il sindaco di Cortina che si è irritato in quanto le Fiamme Gialle hanno pizzicato un po’ di evasori e ha dichiarato: ecco adesso quelli lì andranno a fare shopping altrove. Quasi che, pur di far arrivare turisti nel suo comune auspicasse totale tolleranza per chi evade il fisco. Anche se penso che quella specifica mossa fosse più che altro propagandistica e demagogica, ho trovato la dichiarazione di costui alquanto rivelatrice dello sbandamento di certi supposti public servant

Ho fotografato intere colline rosso fuoco (quelli lì sono i più cretini: non hanno nemmeno letto le istruzioni), filari di vigneti che paiono sottolineati con la tempera vermiglione, bordi di strade sventatamente arrossiti, prati a macchie di leopardo …

Pubblico solo una di quelle foto in cui non si riconoscano né aziende né luoghi geografici. Ma la mia domanda resta – anno dopo anno – sempre la stessa. Lasciando perdere ogni considerazione relativa alla salute (anche di chi usa questi prodotti), ma non ci si rende conto di quanto si ammazza il paesaggio, diserbando intere colline e facendole diventare color autunno, durante la primavera? Conosco già le risposte – sono davvero disperanti – e trattano (anche) il turista da idiota. 

Sarebbe un discorso ben lungo da fare; io mi limito a chiedere “dipingereste la primavera con i colori dell’autunno?”.DSCN9316