Notturno

 

Immagino che succeda a tutti: quando si guida di sera, dopo un incontro, con le parole dette ancora nella testa, con immagini e impressioni negli occhi, la mente è come un animale al pascolo, che vaga qua e là …

Così, l’altra sera – ma erano solo le cinque – dopo aver fatto visita a un amico, nella sua cantina, sono uscita e il sole era tramontato lasciando dietro di sé ancora un bagliore, un riflesso di ciò che era stato il giorno, qualcosa che bastava appena a distinguere il profilo delle colline dal cielo appena un po’ più chiaro. Sarà stata la luce particolare (o il buio, chissà) ma mi è tornato in mente Montalcino com’era, prima del tempo del vino, quando l’avevo conosciuta, un pomeriggio di luglio e poi la sera e la notte seguente.

Con questi pensieri, mi trovavo a guidare vicino a un podere che si chiama Scopeto, dove un artista visionario quarant’anni fa aveva costruito un labirinto – se ricordo bene – pensando a Don Quijote. Da quel ricordo nitido di contorni e sfocato di colori (pastello) mi si sono srotolati i ricordi di anni dimenticati; ricordi in cui si intrecciano le vite dei non pochi che hanno incontrato questi luoghi in un tempo così diverso da questi ultimi vent’anni in cui il nome di Montalcino automaticamente richiama il Brunello e basta, e si dimentica di quello che c’era prima. 

Il luogo era un concentrato di sentori e profumi; ricordo che si arrivava qui e per un giorno si era come rincitrulliti dall’aria, dagli odori delle erbe e della terra, e dai pensieri. Montalcino era come una sorgente di energia; era come scoprire un mondo intero. DSCN8371