Se penso alla Pasqua di dieci anni fa, che cos’è cambiato? Tutto – mi sussurro da sola – tutto! Anche se c’è qualcuno che scaramanticamente finge di non accorgersene. E’ cambiato il lavoro che sta sparendo, sono cambiate le nostre giornate perennemente connesse, è cambiata la politica ormai ego riferita; cambia la nostra lingua diventata un italiano imbastardito; è cambiato il paesaggio delle persone, con l’aumento dei vecchi soprattutto in città; sono cambiati i nostri costumi e la nostra visione del futuro che si è incupita. Sono cambiate le nostre prospettive, nonostante gli sforzi di alcuni che ogni tanto alzano la testa dai propri interessi perseguiti con tenacia, per declamare che tutto sta cambiando in meglio.
Guido in mezzo alla campagna addolcita da mille sfumature delle stagioni che intrecciano i loro colori, incuranti delle magagne umane, della nostra inconsistenza, delle nostre debolezze. Guido in un paesaggio ben conosciuto – tra San Quirico d’Orcia e il bivio per la Foce – in mezzo a un traffico esitante, tipico del turismo stagionale con i rallentamenti improvvisi di chi non si ricorda di essere per strada, insieme ad altri. Mi accorgo di essere senza gasolio e mi fermo a un distributore.
L’uomo – grande e grosso – mi si avvicina e suppongo che mi stia guardando dietro alle lenti scure con cui è bardato; gli sorrido, ma senz’altro userò il self service, e il mio sorriso è quasi di scusa perché farò a meno dei suoi servigi. Il mio sorriso però si spegne di botto leggendo il prezzo dei carburanti, in tempi di Isis e di crollo del prezzo del petrolio. Un euro virgola sessanta e più centesimi (al self e per il gasolio): io resto a bocca aperta. “Ma quanto costa la benzina qui da voi!?”. Esclamo non tanto per protesta, quanto per dovere di protesta. Perché da sempre penso che nessuno debba camminarmi sulla pancia obbligandomi al silenzio, e lo faccio anche in nome e per conto di tutti quelli che per distrazione, per viltà, per insipienza o per mancanza di tempo stanno zitti.
Vengo investita da una marea di parole irridenti “lei chiacchiera ma non sa quello che dice” è solo un piccolo campione della sua dialettica. Mi infilo gli occhiali neri anch’io e esordisco dicendogli che “so benissimo che lei è impotente e il prezzo non lo fa lei”, so che è la compagnia semmai ad approfittare del fatto che il distributore è l’ultimo (o il primo, venendo dalla direzione opposta) dopo un lungo tratto di strada e però declino l’offerta del numero di telefono per chiamare la Kiùeit e vedermela con loro. “Non serve a niente e sarebbe tempo sprecato”.
Mentre ci scambiamo le ultime battute villane e mi convinco che se la strada non fosse trafficata come oggi quel balosso potrebbe anche darmi uno spintone tanto per gradire, mi viene in mente quello che ho letto qualche giorno fa, a proposito dei prezzi al dettaglio dei carburanti: “Con la Pasqua e un bel po’ di gente in giro il prezzo della benzina salirà” e penso che, in questo, il paese non è cambiato: è più uguale che mai ai suoi politici.