Leggevo ieri un articolo firmato da Massimo Fini che criticando il buio morale di questo periodo affermava la necessità di una ‘crisi vera’- quasi invocandola – per trovarsi di fronte a bisogni primari e attraverso l’urgenza delle necessità più elementari recuperare un senso del vivere e del vivere insieme, che sembra sempre più sfuggire, sfaldarsi e perdere i contorni.
Ho rimesso al loro posto delle foto della mia infanzia, scattate da mio padre in tempo di guerra; girandole per sistemarle ho riletto le frasi di commento che papà scriveva puntualmente sul retro di ogni foto – ne ho moltissime e i commenti sono una specie di cronaca di quel tempo – e dietro questa foto, in cui evidentemente giocavo alla “piccola lavanderina” c’è scritto un pensiero, che mi veniva attribuito, debitamente virgolettato “posso usare il sapone? siamo in guerra e non se ne trova…”, seguito da una riflessione di mio padre preoccupato per la guerra, e che però un po’ si consolava pensando alla mia età. In quegli anni, mia nonna aveva la mia età di oggi – era forte, ma molto diversa da come sono io, anche fisicamente; era una donna minuta, terribilmente energica e grande lottatrice – e mi chiedo come reagirei io a una guerra o a una carestia, domani.