Come si è “vecchi” nell’immaginario della gente? Me lo chiedevo stamattina, dopo un caffè al bar in piazza, in questo paesello in cui i vecchi abbondano e sono parecchio variegati, ma l’accezione in cui viene letta la vecchiaia li uniforma (di ogni erba un fascio!), li accomuna in un unico vissuto, accantonandoli come persone che devono stare in disparte.
Me lo sono chiesta, un po’ sorpresa dal ‘giovane’ Marcello a cui ho raccontato che metterò il ritratto dei suoi genitori, che ho disegnato (e mi pare anche piuttosto bello) forse un paio d’anni fa, in un certo libro sul Brunello – ma con un taglio molto particolare (perché io di vino in quanto tale so davvero poco!) – a cui sto lavorando e sulle prime mi è anche sembrato contento, ma poi ha soggiunto, lasciandomi indignata, ma quante cose fai?, devi stare un po’ calma, ne vuoi far troppe …
Confesso sono rimasta sconcertata, sulle prime, poi però ho pensato che il Marcello in questione – essendo ancora giovane e non avendo vissuto che poco della vita che potrà vivere e in cui potrà spaziare – non ha la benché minima idea di quante cose si possano fare, quante idee mettere in campo, quanto lavoro, quanti pensieri sono realizzati da gente che lui (e il buon Matteo Renzi) probabilmente vedono come relitti, come risulta, oppure come persone che dovrebbero starsene quiete, perché sono altri quelli che devono “andare avanti”.
Tutto sommato può essere vero, se la visione del lavoro, degli affetti, della sessualità, della socialità, delle infinite attività umane è limitata; ma non lo è se si riflette a quanti talenti un uomo o – meglio specificare: non si sa mai – una donna possono mettere a disposizione degli altri e quanta esperienza si accumula in una vita.
Perché chi glielo va a dire a Dorfles – con i suoi centoquattro anni e un articolo settimanale sul Corsera – che deve darsi una calmata. E chi sussurrerà a Maurizio Pollini che sarebbe meglio smettesse, che ci sono alcuni pianisti di grande talento a cui deve lasciare spazio(?), o a Chomsky, chi suggerirà di smetterla, a più di ottant’anni, di scrivere e insegnare (ai più giovani) le sue teorie? E Carol Rama non dovrebbe forse smettere di dipingere? E il nostro Napolitano? …
Ma tu – mi pare di sentirlo il Marcello (ma anche i giovanilisti renziani e non) – mica sei una di loro! Infatti no, non lo sono: sono altra, diversa, come ognuno di noi è e ognuno di noi, possedendo talento (qualsiasi talento), esperienza, visione, affettività, deve “esserci” e spenderli, per chi ha occhi, orecchi, sensibilità per capire e imparare, ed energia per prendere il testimone. Attenzione: può non essere banale ed essere pesante da portare!
appunto…
Son rimasta davvero sorpresa da quel commento. Che cosa devo fare: negare me stessa a me stessa?
Che strano modo di guardare alla vita … per me è naturale fare questo e fare quello. Forse dovrei tingermi i capelli e mettermi i tacchi e caracollare (barcollare!) su e giù … o forse vivo davvero in un pollaio un po’ particolare …
Mia nonna è morta facendo e mio padre pure … finché.
Questa ideologia per cui ho letto da qualche parte che “le statistiche rivelano (?) che la ricchezza è nelle mani dei vecchi …” e come farebbero i giovani a essere più abbienti, avendo vissuto (e lavorato) pochi anni … semmai succede che i figli di quelli che sono “ricchi” hanno più accessi – al lavoro, alla cultura, all’istruzione -. Questo è da considerare, come i nepotismi nelle istituzioni …
Ah quei polli producono ovini fantastici!
Se la cosa può consolarti, da qualcuno di quello stesso ambiente mi sono sentito sibilare dietro le spalle che io sarei un “pericoloso poeta”, qualunque cosa questo possa significare. Io voglio bene alla mia gente e la amo per quello che è, senza volerla cambiare, però è innegabile che preferiscono vicini immobili. Il più possibile.
Che tu sia un uomo pericoloso è certo … Dai scherzavo … Invece stasera – mezz’ora fa – al telefono con un amico regista, canadese e pure ottantatreenne mi son sentita dire “sono un po’ stufo di girare cortometraggi sui lupi, voglio trovare qualcosa di più divertente … Be’ volevo presentarlo a Marcello e spiare di nascosto l’effetto che fa …