…le aree rurali ospitano un quarto della popolazione e rappresentano più dell’80% del territorio dell’Unione Europea; sono caratterizzate da un tessuto culturale, economico e sociale particolare, da un mosaico di attività, da grande varietà di paesaggi: foreste, terre coltivate, siti naturali, villaggi, piccole città, imprese…
2 pensieri su “Pensieri e bicchieri in un mattino d’Agosto”
Aree agricole, nel mondo l’84% è a rischio
“Circa 2 miliardi di ettari delle terre emerse sono interessati a diversi livelli da processi di degrado, compromettendo l’84% delle aree agricole a livello mondiale e coinvolgendo circa un quarto della popolazione del globo”. Lo rende noto Maria Luigia Giannossi, ricercatrice dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr, basandosi su nuovi studi che saranno illustrati a Pisa dal 16 al 18 settembre durante la manifestazione Geoitalia 2013 organizzata dalla Federazione italiana di scienze della terra.
In Italia il fenomeno della cosiddetta ‘land degradation’ colpisce in maniera significativa le regioni meridionali e insulari: Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia. Qui, oltre allo stress di natura climatica, “la pressione spesso non sostenibile delle attività umane sull’ambiente sta determinando una riduzione della produttività biologica ed agricola ed una progressiva perdita di biodiversità degli ecosistemi naturali”. Spiega sempre Giannossi in una nota.
”Anche le regioni del centro nord, in particolare Toscana, Emilia Romagna e la Pianura Padana in generale – aggiunge Giannossi – manifestano un peggioramento della situazione idrometeorologica e sono sempre più vulnerabili all’irregolarità delle precipitazioni, alla siccità ed all’inaridimento”.
Il degrado delle terre e dei suoli agricoli dipende da fattori climatici e di origine antropica – soprattutto per quanto riguarda i paesi industrializzati – come una gestione impropria del territorio, e ha implicazioni dirette e indirette perché mette a rischio la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico ma anche, conclude Giannossi, ”le guerre legate allo sfruttamento delle risorse naturali e la conseguente presenza di ecorifugiati”.
Si tratta quindi di una tra le maggiori emergenze sociali e ambientali del nostro tempo, ora anche la comunità scientifica sta riconoscendo questa emergenza, munendosi di strumenti per il monitoraggio del degrado e consumo di suolo agricolo.
Il recente mattutino, celebrato in cima al Colle, è un bel po’ lontano (nel pensiero) da ciò che incombe sulle aree agricole del pianeta. Lontano dal ‘land grabbing’, dalla drammatica cementificazione (che sta cominciando a essere percepita anche da chi sin qui non ci faceva manco caso), dai problemi ambientali causati dalla nostra impronta pesante sul pianeta….
Quei bicchieri sono stati invece una celebrazione pagana (spensierata) di ciò che offre la terra quando se ne ha cura e la si ascolta….
Aree agricole, nel mondo l’84% è a rischio
“Circa 2 miliardi di ettari delle terre emerse sono interessati a diversi livelli da processi di degrado, compromettendo l’84% delle aree agricole a livello mondiale e coinvolgendo circa un quarto della popolazione del globo”. Lo rende noto Maria Luigia Giannossi, ricercatrice dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr, basandosi su nuovi studi che saranno illustrati a Pisa dal 16 al 18 settembre durante la manifestazione Geoitalia 2013 organizzata dalla Federazione italiana di scienze della terra.
In Italia il fenomeno della cosiddetta ‘land degradation’ colpisce in maniera significativa le regioni meridionali e insulari: Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia. Qui, oltre allo stress di natura climatica, “la pressione spesso non sostenibile delle attività umane sull’ambiente sta determinando una riduzione della produttività biologica ed agricola ed una progressiva perdita di biodiversità degli ecosistemi naturali”. Spiega sempre Giannossi in una nota.
”Anche le regioni del centro nord, in particolare Toscana, Emilia Romagna e la Pianura Padana in generale – aggiunge Giannossi – manifestano un peggioramento della situazione idrometeorologica e sono sempre più vulnerabili all’irregolarità delle precipitazioni, alla siccità ed all’inaridimento”.
Il degrado delle terre e dei suoli agricoli dipende da fattori climatici e di origine antropica – soprattutto per quanto riguarda i paesi industrializzati – come una gestione impropria del territorio, e ha implicazioni dirette e indirette perché mette a rischio la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico ma anche, conclude Giannossi, ”le guerre legate allo sfruttamento delle risorse naturali e la conseguente presenza di ecorifugiati”.
Si tratta quindi di una tra le maggiori emergenze sociali e ambientali del nostro tempo, ora anche la comunità scientifica sta riconoscendo questa emergenza, munendosi di strumenti per il monitoraggio del degrado e consumo di suolo agricolo.
Il recente mattutino, celebrato in cima al Colle, è un bel po’ lontano (nel pensiero) da ciò che incombe sulle aree agricole del pianeta. Lontano dal ‘land grabbing’, dalla drammatica cementificazione (che sta cominciando a essere percepita anche da chi sin qui non ci faceva manco caso), dai problemi ambientali causati dalla nostra impronta pesante sul pianeta….
Quei bicchieri sono stati invece una celebrazione pagana (spensierata) di ciò che offre la terra quando se ne ha cura e la si ascolta….