E’ il luogo in cui facevo merenda, da bambina, con una chioccia che veniva a farmi visita, circondata dalla sua nidiata pigolante – pane burro e miele di lavanda -, una merenda ricca, un po’ datata, da figlia unica e nipote privilegiata da una sventolata di zii.
Questo è il mio ricordo infantile dell’orto, e quando mi ritrovo nel verde coltivato – alle vigne ormai ho fatto l’abitudine – il ricordo si confonde con un sentimento decisamente più attuale: la sensazione precisa che nel verde degli orti ci sia una gran vitalità; la sensazione che nel verde dell’orto ci sia la risposta a tutto ciò che conta.
Le obiezioni sono più che scontate, soprattutto leggendo e ascoltando le (non)notizie che assediano questa estate deforme. Entri nell’orto e guardi: puoi vedere quante declinazioni e coniugazioni di verde; puoi guardare e vedere le forme di infiniti frutti, obbedienti a un lavoro modernissimo. Non c’è niente lasciato al caso, nell’orto; tutte le azioni sono concatenate tra di loro e si susseguono nel seguire la stagione. L’orto è senza fine, è dialogo continuo; tu fai e la terra risponde. E’ il regno del verde, dei ricordi delle infanzie fortunate. E’ il luogo centrale di un futuro commestibile.
E’ un posto verdissimo, magari coperto dal sole per le troppe piante, ma risalta agli occhi quella terra fina e grassa priva di sassi che qui da me è un miraggio.
Nonostante io metta l’orto al primo posto tra i luoghi futuribili – per ragioni di gnam gnam, ma anche in quanto luogo di insegnamenti sublimi – non ne so molto (a proposito di quanto sto per dichiarare) ma penso che – esattamente come per una vigna – vi siano terroir orticoli diversi tra loro. Conteranno il tipo di terra, l’esposizione, la ventilazione, l’acqua, la latitudine (e l’altitudine); ma non dimentico le braccia e la mente (e che dire del cuore?!) dell’uomo o della donna che lo coltiva: altrimenti che terroir sarebbe. Quindi da te verranno bene (chessò) le patate e i ceci, e magari una certa insalata o alcuni profumi. Lì, dove ho fotografato, di certo vengono zucche e zucchini meravigliosi, ma anche fagiolini e piselli. Che ricchezza l’orto: uno dei nuovi lussi, per ora non solo per miliardari; per ora, però!