Siamo Bravi

Un’idea, a volte si tira dietro sentimenti e situazioni che non ti aspettavi. E così, in questa Italia depressa che giace in fondo a un buco nero, mi è capitato di fare una proposta a UIC (unione italiana ciechi) per cercare di “vedere”, e di non stare solo a guardare. Poi, per realizzare questa ideuzza che sembra funzionare, mi hanno dato l’indirizzo di un ragazzo che si chiama Francesco e sono andata a trovarlo. L’ho incontrato nel suo mondo e tra le sue macchine, e ho sfiorato un po’ anche i suoi pensieri: non li conosco, ma mi è sembrato di sentire il loro ronzio.

Il mondo dei ventenni non lo conosco, lo vedo solo passare, di solito. Io che ho figli più grandi, che  ho tirato su, con libri e libri, e attrezzi vari, più preoccupata (forse) di dar loro strumenti conoscitivi e bussole per navigare nel mondo, che di foderare la loro vita con quello che sentivo dentro di me vedendoli crescere.

Qui dunque non racconto le ragioni dell’incontro con Francesco: ne scriverò in seguito, quando lui avrà finito il lavoro, quando ci saremo scambiati saperi e pensieri, quando lui – insieme a me – avrà realizzato quello che io ho pensato, e lo avrà fatto mettendoci la sua perizia, con la freschezza dei suoi anni e l’orgoglio della sua conoscenza.

Per ora annoto solo questi incontri, con il suo mondo e i suoi pensieri, il suo babbo e i suoi plotter, la fidanzata, gli alberi e le parole che deve imparare. Annoto soprattutto l’energia speciale che Francesco mi ha trasmesso, occhi enigmatici, piglio sicuro e la volontà di collaborare.

E poi l’assenza totale, assoluta, di un freno a mano tirato: niente velleitarismi, solo l’attesa di sapere e di conoscere. Gli dico “bravo!” e lui mi dice “Bravi, mi chiamo”; per me, ancora una volta, è la conferma che ‘DSCN5267DSCN5322DSCN5338DSCN5327DSCN5340DSCN5337DSCN5336i nomi sono solo una conseguenza‘ delle cose.DSCN5328DSCN5332

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