Vignaiolo e Gentiluomo

Se mai qualcuno ha dato ancora più nobiltà al lavoro del vino e all’idea della terra, colui è – è stato, e lo piango – Franco Biondi Santi. Qui ritratto nel giorno del suo novantesimo compleanno. Sapere che ciò che resta di lui – oltre la stima e l’affetto che ha saputo suscitare in noi, in tutti noi che l’abbiamo conosciuto – è profondamente radicato nel mio cuore e nella mia mente, non mi consola abbastanza.DSCN2085

6 pensieri su “Vignaiolo e Gentiluomo

    • Caro Mario, ci vuole una dipartita così toccante, per sentire la tua presenza. Ti mando un abbraccio, vecchio amico un po’ sconosciuto!

  1. Per quanto lo conoscevo e, non solo come parente, credo di averlo conosciuto piuttosto bene, Franco ha sempre avuto un così profondo senso della sua dignità personale da escludere che possa neppure pensare di giocare a carte con Gambelli o abbracciare chicchessia. Per favore rendiamogli onore evitando orrori come applausi al funerale o lodi per ciò che non era, tutte cose che non avrebbe apprezzato. Affatto. È stato un grande, ma più malgre lui di quanto chi lo ha sfiorato (perché conosciuto sarebbe dire troppo) possa credere, e la sua mancanza si sentirà.

    • Mah …FBS è stato un uomo gentile ed elegante. Come pochi. Montalcino gli deve più di quanto riesca a capire e forse a ‘sentire’. Io mi auguro che questa non sia l’ora della retorica, di cui ho già letto le prime avvisaglie. Per me, venuta da fuori, conoscere Franco Biondi Santi è stato soprattutto un grande piacere, un vero incontro con le vigne, la natura ricca, il clima di Montalcino. Il ricordo che ho – le risate allegre e un po’ commosse per i suoi novant’anni, un racconto buffo che mi fece una volta a proposito del prato accanto al Greppo, le prime telefonate per la discarica che rischiava di materializzarsi nel bel mezzo della terra del Brunello – è legato a un’idea di Montalcino che ogni tanto si materializza e poi svanisce nelle banalità quotidiane. Come le prime volte che ho cenato a quella Taverna dei Barbi, in cui si avvertiva ancora l’imprinting di tuo nonno…
      Succede a chi viene da altrove e ancora ha dentro qualche filo dei suoi sogni.

  2. Leggo questo passaggio nel tuo commento Stefano: “È stato un grande, ma più malgrè lui di quanto chi lo ha sfiorato”. O sono distratto e un po’ stordito io, dopo tre giorni di Vinitaly, che non capisco, oppure il tuo pensiero mi sembra un po’ contorto.
    Franco Biondi Santi é stato veramente grande. A prescindere. E chi non riesce a riconoscere o non ammette la sua grandezza ha qualche problema.

  3. Caro Franco, chi lo conosceva sa bene che avrebbe preferito (e di gran lunga) fare l’agricoltore che essere un simbolo del vino. Ci si è ritrovato, ed ha ricoperto fino in fondo e senza esitazioni quel ruolo che sentiva come un suo preciso dovere. Nel modo di vedere della mia gente, che poi è anche la sua e non solo per sangue, dire che uno ha fatto grandi cose per senso del dovere invece che per piacer suo è il massimo apprezzamento che si può esprimere. Chiamalo contorto se vuoi, ma a me pare molto semplice e lineare.
    Giusto per spiegare il concetto ed il personaggio, ti racconto una piccola cosa del suo passato. Una notte d’inverno di una decina di anni fa il domestico di suo figlio Jacopo si ubriacò, prese un fucile da caccia dall’armeria di casa e minacciò di uccidere i tre bambini e la loro tata. Jacopo era fuori Italia con la moglie per lavoro, e la bambinaia terrorizzata telefonò a Franco. Era un periodo in cui babbo e figlio avevano rapporti difficili, ma lui non fece una piega e partì immediatamente. Arrivato a casa di Jacopo entrò e, con la massima calma, andò incontro all’ossesso ubriaco ed armato, gli tolse il fucile dalle mani e gli ordinò di andare a chiudersi in camera sua. Cosa che quello fece. Franco aveva già più di ottanta anni, e quando gli chiesi perché si era preso un tale rischio e non aveva affidato la cosa ai carabinieri mi guardò stupito e mi disse; ma era il mio dovere, era la mia famiglia. Non si aspettava alcuna lode, ed avrebbe trovato molto strano che qualcuno lo ritenesse coraggioso per una cosa (secondo lui) così da poco. Lo stesso avrebbe detto per la discarica di Montelandi o per il Brunello; era suo dovere, era la sua terra. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questo ho scritto e questo intendevo, se tu lo ritieni contorto affari tuoi.

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