Ciao Enzo, ciao

Ciao Enzo, mi ricordo che c’è stato un periodo – piuttosto lungo – in cui abitavamo entrambi in via Sismondi; mio figlio una volta ha anche rubato la targa del tuo studio medico. Ora la tua targa è a casa mia a Milano (che poi è anche dove abita lui). Ora che te ne sei andato, è divenuta preziosa; lo scrivo non perché la penso come un oggetto da collezionista, ma perché è un pezzetto di te, che hai preferito svignartela da questo paese, che da meraviglioso che era sta diventando infame. Soprattutto per i giovani – viene sottolineato ogni giorno (tanto sottolinearlo non costa niente!) – ma anche per noi vecchi che, in un certo senso, patiamo ancora di più, perché abbiamo costruito, credendoci onnipotenti, una società sbilenca, dove son anche cresciute un po’ alla chetichella, un po’ grazie alla nostra cecità, una serie di greppie oscene e insaziabili che stanno divorando il paese alle spalle di quelli (e non sono pochi!) che credono ancora al lavoro ben fatto, all’attenzione per l’altro che ha meno, al capitale culturale del paese, all’importanza di essere per bene e perciò non speculare sugli altri, ma soprattutto non speculare sulla “cosa comune”; quella che purtroppo viene ancora considerata res nullius, dagli speculatori (che anche quelli non sono pochi!).
Se ne fossi capace, ti scrivere volentieri in milanese, ma lo farei solo se riuscissi a traslitterarlo correttamente… perché mi piace cercare di scrivere correttamente.
Il mondo è già pieno di analfabeti e di gente volgare, ma quel che io trovo più grave, è che ci sono anche gli analfabeti dell’anima. Quelli che solo i soldi; quelli che il recesso più intimo è nelle pieghe più intime del portafogli; quelli che la musica è il tintinnio delle monete. Ora che sto in campagna – io dico in esilio, ma è un vezzo – in una campagna molto speciale, a un tiro dal mare, a un altro dalle terme, a un altro ancora da una montagna che è addirittura magica, pensavo di aver raggiunto la perfezione…che la bellezza dei luoghi – e sono davvero belli! – ammorbidisse il pericardio; invece pare di no, o almeno non abbastanza. Questa dove sto è una collina d’oro – quasi alla lettera – piena di bellezza e di cose buone da mangiare (e soprattutto anche da bere: so che con te tocco un tasto a cui, da vivo, eri sensibile!). Qui fanno un vino che provoca “emozioni”, una merce rara, come sai benissimo, un vero miracolo, secondo certi amici miei un po’ ‘intellettuali’, ma questa delle emozioni è una cosa che qui  – pensa – sottovalutano, da sempre. E sì, che questi dovrebbero essere uomini vicino alla terra…ma questa dell’importanza delle emozioni mi pare che non la capiscano molto. Ci vorresti tu a cantargliela, magari dopo aver bevuto un po’ del vino di questi qui, che – da bravi toscanacci – purtroppo non sanno nemmeno da lontano che cosa sia prendersi un po’ più alla leggera, con un mezzo sorriso e un’emozione vera in fondo agli occhi. Ciao, Enzo, ciao.

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