Moschea nel vino ovvero mosca nel latte

L’apparire fugace di colori cari all’Islam dipinti nei vani degli usci della moschea di Sant’Angelo in Colle ha lasciato pure la sottoscritta un po’ perplessa.
Credo di non essere sospetta (anche) di antipatie per il mondo arabo e per l’Islam: ho letto il Corano, gli arabi non mi suscitano particolari timori, conosco un certo numero – tra di loro – di persone perbene, mi piace la loro lingua e m’interessa la loro poetica. Tuttavia passeggiare per il paesello – quanto di più italico e toscano si possa immaginare – e trovarsi invece i segni di una cultura così ‘altra’ rispetto a quella locale, mi ha fatto riflettere. Giusto che chi crede nell’Islam abbia la possibilità di esercitare la propria fede, ma come mai questo bisogno di “segnalare” la presenza di quel culto, anche all’esterno?

Dopo il souk serotino che ho criticato qualche settimana fa e dopo aver appreso che alcuni concittadini islamici picchiano la moglie (se è vero, ecco un’abitudine che li assimilerebbe ai maschi nostrani!), questi colori mi sono sembrati un’intrusione quanto meno stilisticamente impropria. Non che noi non si commettano frittate paesistiche macroscopiche, ma forse avremmo bisogno di esempi da imitare, non di alibi ai nostri difettucci nazionali. Più che una “moschea nel mondo del vino”, questa mi è sembrata una mosca nel latte!

9 pensieri su “Moschea nel vino ovvero mosca nel latte

  1. Niente contro la religione, ma quei muri e stradine dipinte a pastello non vanno bene per un discorso di contesto storico a ambientale.
    Non si può permettere che gioielli di paesini vengano verniciati………. come anche vengano iniettati di cemento nei dintorni dai soliti politicanti ambientalisti.

    • Ieri sera sono tornata nella stessa viuzza e ho trovato il vano ridipinto in bianco, tipo calce. Forse qualcuno gli ha detto che non andava bene. Io però non leggo questi segnali come “libertà di religione”, perché in questo piccolo paese, sta radicandosi un modo di vivere diverso. Qualcuno potrebbe obiettare che anche la gente come me ha importato usi e abitudini diverse da quelle originali del luogo, ma fanno parte di un’evoluzione di tutta l’Italia. Qui si tratta di ben altro. Ormai ci sono più musulmani che ‘cristiani’ – qui – e questi ultimi sono vecchi mentre i cristiani sono giovani. Sarebbe urgente occuparsi di questo fenomeno, perché a volte il cambiamento arriva strisciante e sotterraneo, poi emerge di colpo, in modo irrefrenabile…

  2. Di “intrusioni cromatiche” a Montalcino come nel resto della toscana ce ne sono tante e da tanti anni. Prime su tutte quelle dei colori “finto rustico-country stile” dell’80% degli agruturismi ristrutturati per piacere agli americani (quanto ci piace adattarci ai gusti degli americani…) con le macchie celesti delle piscine che si notano a chilometri di distanza nel verde dei boschi e vigne.
    Per non parlare della bella casa arancione evidenziatore ai piedi proprio di Sant’Angelo in colle…
    In mezzo a tutto ciò il folklore tunisino passa decisamente in secondo piano.

    • Non sono così sicura che il finto rustico piaccia agli americani – almeno a quelli “giusti” – e, sì, la Toscana (e Montalcino ovviamente) è piena di piccoli grandi sfregi, commessi anche da immigrati più o meno di lusso. “Anche” da loro, perché gli autoctoni mica scherzano…
      In Toscana questi sberleffi paesistici si notano di più, perché fino a qualche lustro fa tutto era abbastanza intatto, e la Toscana da questa “immobilità” nel tempo ha guadagnato una reputazione e una fama ancora meritate, ma solo perché il resto dell’Italia è anche peggio!
      Ma sul folk tunisino – le cui manifestazioni sono più comportamentali che architettoniche – la mia osservazione pretende più di segnalare una presenza apparentemente discreta, che potrebbe diventare qualcosa di diverso; comunque è l’ultima denaturazione del paesaggio e dei costumi, dopo quelle importate da un’immigrazione eterogenea, anche per quanto riguarda gusti, obiettivi e sentimenti.
      E ancora, per ciò che riguarda i tunisini (la maggior parte li conosco come grandi lavoratori), confesso che i miei sentimenti si mescolano con la sensazione che la loro religiosità sia un freno a una visione più dialettica (e più serena) dell’occidente (in cui sono capillarmente presenti!).

    • A Fungaia,due coniugi romani ,gestori di un piccolo Bed& Breakfast ai limiti del paese, hanno atteso 3 anni per vedersi accolta la proposta di fare la piscina col divieto assoluto del Comune ,di fare il fondale azzurro,per limitare l’impatto ambientale…(Credo sia grigia o verde…)

      • Le piscine azzurre sono davvero orribili, a prescindere dal contesto…
        Ma in questo caso per verniciare nessuno ha chiesto un permesso.
        Qui funziona così: se passi per essere amico degli amici, allora parcheggi la moto dove vuoi, metti persiane anche dove è evidente che non ci dovrebbero essere, insomma ti comporti a modo tuo, magari con qualche allargamento a tuo comodo ed è tutto occhei.
        Invece, se non adempi ai rituali paesani – che son magari anche sciocchezze e piccinerie – la cosa viene ritenuta uno sgarbo e come tale fatta scontare.
        Schermaglie innocenti, s’intende, ma sufficienti a far capire l’ésprit dei luoghi.
        E’ il pedaggio che si paga ormai alle pietre, perché i vecchi – quelli che avevano conferito al paese quell’atmosfera un po’ grezza, ma mai gretta, quel senso di comunità (con rivalità e corollari vari) che ti faceva sentire estraneo, ma gradito in quanto portavi un po’ di cose diverse – son quasi tutti morti e il paese si è un po’ smagliato. In compenso c’è una frotta di badanti venute da est e di tunisini. E i tunisini ora sono ‘guidati’ da un tipetto che per come si veste mi pare un imam: non lavora, traffica e sorveglia e i suoi compatrioti si sono rapidamente allineati al suo cospetto.
        Con tutta la simpatia che ho per la cultura e la lingua (bellissima e sommaria) arabe, questa allure non mi convince. Non mi piace in quanto donna e nemmeno come cittadina agnostica: mi ha quasi fatto venir voglia di tornare in chiesa….!

  3. Beh, per una volta mi sento di spezzare una lancia in favore dei nostri ospiti. In fondo l’Italia che viviamo è una mescolanza che va dalla porta etrusca di Perugia ai gomitoli (che non amo) di Gae Aulenti a Milano, un melange che è come il calabrone; in base ad ogni manuale teorico non dovrebbe poter volare, ma invece lo fa e pure benissimo. Come fa il tempio di Minerva a non stonare nella piazza medioevale di Assisi non lo so, però lo fa. Sono abbastanza confidente nel tempo, credo che nel tempo gli innesti incompatibili vengano respinti e sopravviva solo ciò che ha trovato una sua collocazione armonica. Anche se, lo ammetto, questo tipo di visione comporta che nel presente spesso si debba convivere con aborti di ogni genere.

    • Intanto lo strombo delle due porte è stato tinteggiato di un colore unico e più compatibile con il passato…
      Nel frattempo, nel latte son caduti alcuni mosconi, com’era ovvio…

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