Dedicato a Yves Bonnefoy

«l’Italia è stata per me, nella vita vissuta o in quella immaginata, tutto un labirinto di insidie e di lezioni di saggezza, tutta una rete di segni di una misteriosa promessa».
Il poeta francese ottantanovenne – è uscito l’anno scorso un Meridiano che ne raccoglie tutte le opere – ha scritto che nel paesaggio italiano ha trovato  e ritrova il percorso della sua ispirazione. Il paesaggio del nostro paese lo ha ispirato, lo ha mosso nel profondo, come è successo a grandi musicisti, a pittori e scrittori, che con i loro libri, con la musica, le poesie e le immagini che sublimano il nostro paese, hanno intessuto nei secoli un mito che si sta velocemente bruciando tra ignoranza e avidità.

Ogni tanto mi pare di toccare con mano questo spreco di bellezza e di ricchezza, anzi con i piedi. Mi è successo, per esempio, camminando una di queste mattine, sul ciglio di una strada bianca, dove essa fa una curva – intorno ci sono cespugli di cisto e lentisco e qualche ginestra, davanti la strada si apre incuneandosi nel bosco – e va verso un’abbazia millenaria.