Chi vive da sempre in città – anche se magari viaggia molto, e in luoghi molto esotici rispetto al nostro paese – quando arriva in campagna può fare scoperte entusiasmanti quanto in un viaggio in terre lontane. Perché, di solito, anche il più avventuroso dei viaggi avviene in situazioni abbastanza protette per ciò che riguarda i contatti con la natura e le diversità sociali più estreme. Invece chi arriva in campagna tende a sentirsi ‘a casa’, almeno in Europa. Perciò l’incontro con tutto quello che è rimasto allo stato naturale può essere una scoperta inattesa, perché in realtà la natura è abbastanza sconosciuta ai più…
Quanti ‘cittadini’ hanno mai avuto un incontro ravvicinato con un’Upupa? O con un Ramarro (divenuto oggi quasi una rarità). Chi, vissuto sempre in città, distingue i diversi passeracei, o sa cos’è una Donnola (che non è un’ennesima diminutio della donna)?
Ma uno degli incontri più emozionanti – frequente nelle terre del mio esilio – è quello con l’Istrice (Hystrix Cristata), da non confondersi con il grazioso, più piccino e più avvicinabile Porcospino.
Sono passati parecchi anni dal mio primo incontro con questo meraviglioso roditore dall’aspetto preistorico. E’ successo di notte, l’estate era al suo culmine e io stavo osservando la luna che sorgeva dal poggio antistante il podere in cui passavo una breve vacanza. Ero presa dal globo pallido che pareva salire con fatica, districandosi dai rami del bosco che mi appariva nero, in controluce. Aspettavo il momento in cui la luna, salendo nel cielo, si sarebbe distaccata definitivamente dal bosco e con un impercettibile balzo sarebbe apparsa in tutta la sua rotondità celeste.
Ero sola e ogni tanto lasciavo vagare la vista sotto i due noci antistanti la vecchia costruzione, ascoltando i fruscii della notte e rimirando le Lucciole che mi tenevano compagnia. Ad un tratto un raspare improvviso e più forte, un trambusto prodotto da qualcosa (qualcuno) che si manifestava con prepotenza. Alcuni punti rosso intenso – quasi tizzoni ardenti – che si muovevano rapidamente: a pochi metri da me, sola e in silenzio, erano gli occhi di brace di quattro Istrici intente alla loro danza d’amore che pareva di guerra, tanto era fragorosa: sembravano indiani che muovessero al ritmo di tamburi. Una performance, uno spettacolo che avrei rivisto altre volte; come spesso mi capita, su certe vie sterrate, sentire un fracasso di rametti calpestati e veder uscire improvvisamente dalla boscaglia due Istrici che si rincorrono – solo apparentemente lente e goffe, a causa dell’ingombrante livrea spinosa che le rende incarezzabili e inavvicinabili-.
Va male quando si ha un orto, in cui si son piantate patate – l’Istrice ne è ghiottissima e abile a penetrare attraverso i recinti, anche i più accurati – ma è anche peggio per le bordure di Giaggioli, il cui fittone risulta tra i pasti preferiti della bestiola. I miei vicini di podere mi avevano insegnato a piantare un filare di Gigli a guardia delle bordure degli Iris, perché i Gigli bianchi hanno radici velenose (o sgradevoli) e tengono alla larga le istrici, guastando i sapori della loro cena.
Buongiorno,prima di tutto…Grazie ,Silvana,x il bel racconto sugli istrici e tutto il resto…Non ne ho mai visti dal vivo,nessuno di quelli che hai menzionato……Amo molto gli animali del bosco…e quando riesco a vederne uno è x me una grande gioia…e mi entusiasmo come una bambina!…Amo il buio delle notti stellate, con la luna…ma non abito in campagna…e certi spettacoli non posso vederli…Nel mio quartiere vedo però gli scoiattoli,…anche da vicino..e provo un grande stupore…Sono bellissimi…Come anche le tue foto e le notizie dei gigli…Degli amici di mio babbo che hanno un podere nella zona di Pianella, hanno distrutto un bosco x fare terreno da coltivare,e ne avevano già tanto….Mi ha fatto molto dispiacere.Ci vedo tanta avidità e smania di sfruttare tutto il più possibile…Un saluto
Difficile che abbiano potuto distruggere un bosco per coltivare, in suo luogo, altro. Non credo sia possibile eliminare un bosco.
Quanto all’avidità: avere terra, oggi, costa; ed è indispensabile ‘farla rendere’. Tuttavia, spesso la terra rendebbe assecondando criteri che sfuggono a chi la ‘possiede’ (a me pare che sia la terra a ‘possedere’ i proprietari suoi!).
Purtroppo, presi tra due fuochi – tasse e incombenze da una parte, mancanza di visione dall’altra – può succedere che i possidenti facciano dei passi che li fanno apparire avidi, invece (qualche volta) sono solo mal consigliati o – diciamo così – un po’ miopi.
Si,Silvana…forse hai ragione,nella tua “lettura” diversa delle cose…Me ne ha parlato mio babbo,tempo fa,che li conosce bene e anche lui era rimasto male nel vedere quanto avevano “spianato” x metterci alberi da frutto e credo,altro. Io avevo visto la proprietà qlke anno fa,e già allora mi sembrava tanto “esagerata”, nella spocchia che iniziava a vedersi,nello snaturare un luogo che era votato a una semplicità naturale,pur coltivandolo….Non so,forse son io che ,dal di fuori ,non capisco e non mi rendo conto….Babbo mi ha detto che il bosco,o quello che era a macchia incolta e non coltivata,da dove uscivano i daini e i caprioli, non c’è più….Verificherò….Magari ho capito male…Quello che avevo notato con i miei occhi era la rottura di un’equilibrio,di un’armonia del luogo…x far posto a un’insensato fare “megalomane”….un saluto
Sappi, cara Elisabetta, che il “movimento terra” turba moltissimo tutti.
Vedere smuovere la terra è un po’ come sentirsi rimescolare dentro.
Succede a chi, come noi, non ha della terra, ma succede anche ai grandi proprietari terrieri.
A questo proposito, negli anni trascorsi, mi è successo di sentire commenti feroci su una cantina in costruzione – per la quale avevano fatto uno sbanco molto grande – da parte di un altro produttore, proprietario di centinaia di ettari; confesso che quello ‘sbanco’ aveva turbato moltissimo anche me…
Poi, a cantina finita e completamente scomparsa sotto terra, senza un mutamento percettibile della collina in cui è stata posizionata, mi sono chiesta la ragione di tanto mio turbamento – visto il risultato finale – . Praticamente un’autocritica.
Ma c’è situazione e situazione: e un dato di fatto, che il paesaggio è sempre cambiato sotto la spinta delle attività umane..che spesso sono indecenti, ma non sempre!
Errata (forse) corrige: i giaggioli forse non hanno fittoni, ma nascono da bulbi.
Grazie,Silvana che mi aiuti a riflettere…E’ che mi dispiace che non venga dato valore ai boschi, rifugio degli animali…che tutto debba essere sempre manipolato e coltivato….Anche un bosco è una ricchezza….
Sono d’accordo, certo che anche il bosco è ricchezza e non solo in senso biologico.
Si,…intendevo anch’io non solo in senso biologico…Non riesco sempre a esprimere ciò che intendo dire…Da tanto tempo non scrivevo.E farlo su un blog non è agevole…m’intimidisce ancora.Spero di non intervenire a “vanvera”o con banalità…un saluto