Il Pensiero Irregolare

In campagna i pensieri girano liberi e indisturbati, ti saltano fuori dalle rughe della fronte e cominciano ad aggirarsi, prima nei vicoli del paese e poi nei viottoli di campagna, per finire nei rovi (dove cominciano a far mostra le more) o accasciati per il caldo sotto un cipresso, o un leccio.
Il Pulcino – indimenticabile piccolo uomo tutto fare, che ha piantato e smacchiato intorno al podere – diceva che l’ombra ideale è quella del leccio, ma guai a quella del noce, che è sottilmente tossica (lui non diceva così, ma il senso è quello).
I pensieri non cozzano contro muri o sbarramenti creati da flussi di pensieri regolamentati: di sinistra, di destra, qualunquisti, liberal, reazionari, e così via, al massimo si beccano una graffiata dai rovi.
In campagna è difficile pensarla “in un modo” o in quell’altro: se accade si entra a far parte di una fazione che pensa solo i propri interessi e allora hai finito di pensare.

8 pensieri su “Il Pensiero Irregolare

  1. Ho pianto, devo dirti la verita’, leggendo e rileggendo queste righe. Non vorrei fare la mia solita lenzuolata, ma se doveva esserci un’occasione per bussare alla tua porta… ecco che queste tue parole me l’hanno data. Non so quando tornero’, biasuttik, ma tornero’ leggendo tutto quello che nel frattempo avrai scritto e anche qualche commento. Ora vivo ai piedi di una montagna con tanto di laghi, di boschi, di funghi, ma ho vissuto anche in campagna nella Nurra, per oltre un anno senza luce, per qualche mese senz’acqua, ovviamente senza telefono (e non c’erano i cellulari), ma con dei gechi, dei ricci, dei gatti e delle cornacchie per compagnia. Puoi immaginarti che significa, tu sicuramente te lo puoi immaginare. E ho imparato proprio quello che hai scritto tu. Mi sono immerso nelle tue parole come in un sogno, il piu’ bello della mia vita. Spero che anche qualcun altro entri in sintonia con te su quest’onda. Ti mando un abbraccio ed un augurio di cuore per questa tua impresa.

  2. Caro Mario Crosta, il mio cuoricino ha fatto un balzo quando ho letto che avevi commentato.
    Questo è un inizio di blog, un imparaticcio, un’imbastitura, un allenamento.
    Perché in campagna si vive una vita inimmaginabile (per quelli di città): piena di visioni, ma anche di ceffi brutti, di delizie (non solo eno e gastro) e di ansie, di solitudine e di pensieri.
    Ma soprattutto, e soprattutto per i giovani, la campagna sarebbe piena di lavoro e lavori, di vita che ti mette alla prova dandoti anche qualche soddisfa.
    Per questo sulla testatina c’è l’incipit della “Dichiarazione di Cork, per la priorità dell’ambiente Rurale”.
    Un impegno che negli anni novanta (1996) la UE aveva preso per dare ai giovani un orizzonte diverso.
    Sto anche imparando a fare foto digitali, perché qualche volta le parole non bastano e qualche altra volta sono di troppo.
    Tant’è mon blog. E grazie di cuore per le tue parole.

  3. …da tre anni in campagna -e prima 6 quasi nella jungla- oserei dire che i cittadini ,se non si emancipano dai loro limiti, sono come alieni quando arrivano qui, dei minus habens direi…

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