La Berluscana

Sant'Angelo davveroQualche voce si è levata, lamentando la perdita di paesaggio, bellezze naturali, capacità d’attrazione del nostro paese; segnalando il consumo del suolo che avviene come se il suolo stesso fosse un’entità infinita, mentre invece è la risorsa meno rinnovabile che ci sia: una volta consumato non ritorna, non si ricrea.
Ma questo non l’abbiamo ancora capito; perché ci si accorga del danno che ci causa l’assenza totale di una strategia, a fronte dell’impellenza di “fare fatturato”, cominciando dall’edilizia, bisognerà che arrivi qualche mente illuminata, perché pare che da noi la luce sia venuta a mancare.finta toscananasce la toscana finta
Mi piacerebbe riuscire a mostrare quello che – non sono la sola per fortuna – sento a questo proposito, senza polemiche (da tempo le ritengo inutili, se non dannose), e spero di far capire anche che ragionare di queste cose è urgente; stiamo perdendo il paese che ha attratto il mondo intero, per la sua bellezza e nonostante la diffusa ignoranza. Ora la bellezza è stata profondamente guastata: l’Italia è come un bel vestito dal taglio sapiente, fatto di un tessuto raffinato, con un bellissimo disegno, ma buttato là in un angoletto, stropicciato e bucherellato dalle tarme. Urge rammendo!
Abito in cima a un colle, in un “hameau” delizioso di un comune significativo per le sue bellezze paesaggistiche, ma noto soprattutto per il vino strepitoso che vi si produce. Tutto ciò che circonda le vigne – tenute come gioielli, ornate di rose, bordate da cipressi a volte plurisecolari – conferisce al vino un valore ulteriore: il valore – inestimabile! – della bellezza colta e non banale: qualcosa che non diviene dalla sera alla mattina, ma cresce negli anni ed è sedimentato nei secoli, anzi qui si parla di millenni (le origini di questo minuscolo insediamento ci riconducono ai primi secoli D. C., ma vi sono testimonianze etrusche e anche preistoriche.
Sul poggio di fronte, ora si può vedere – dal vecchio villaggio originale in cui sto – un’imitazione (direi piuttosto, una parodia), di “un bel borgo toscano”; con una chiesa finta (campanile a vela e, immagino, presto una campana), tutte le caratteristiche dello stile poderale (supposto tale) co-presenti: scale, logge, i merli come in un castello; insomma un complesso, grande quasi quanto il paese – che è semi disabitato – in cui sto; un luogo in cui si potrà pensare di stare in Toscana, ma senza gli aspetti fastidiosi dello stare “nel vecchio”.
Un luogo (sproporzionato) per starci, in Toscana, ma senza farne l’esperienza, magari con una schwester che governi il tutto affinché nemmeno un granellino di scomodità (o supposte tali) rovinino una vacanza patinata, pettinata, stilizzata, magari intorno a una piscina e uno shop finta bottega…
Per fortuna il cemento è stato rivestito in pietra, e soprattutto, per fortuna questo residence non è molto visibile. Ma ho trovato aberrante il pensiero di creare un luogo finto antico, ad imitazione del vero davanti a un villaggio vero: qualcosa che entra nel nostro paesaggio e che si pretende sia guardato come “non intrusivo” (mi immagino), come se fosse qualcosa di “tipico” e di bello, come se pretendesse di essere toscano, al posto di ciò che toscano lo è davvero (ma in quanto autentico, imperfetto!). Mi è venuto in mente l’aspetto di un notissimo politico, che preferisce apparire per ciò che non è (più): giovane, anziché mostrare il proprio lato vero – reale – certamente migliore (comunque più autentico) di quello che il trucco non riesce a dissimulare. Comunque il fascino della Toscana, ha più valore della sua imitazione: solo Berlusconi non se ne era accorto.