Mentre in giro imperversano le sagre, di tutto il cibo immaginabile, nella campagna si moltiplicano i segnali di fine stagione. Non so perché la fine dell’estate colga tutti così immalinconiti, come se solo con il caldo ci si potesse permettere un po’ di spensieratezza. Forse sarà a causa dei costi crescenti del riscaldamento, che raffreddano gli entusiasmi per l’imminente autunno. Qui a Sant’Angelo in Colle paghiamo il gas 4 euro al metro cubo, cioè – se non ho letto male su internet – circa quattro volte il suo prezzo di mercato.
Ecco che i piccoli borghi, le frazioncine di cui sono disseminate le campagne, si svuotano. Oppure qualcuno potrebbe suggerirmi un’altra lettura: i costi lievitano perché c’è meno gente e i costi di gestione vengono suddivisi fra meno utenti … sì, ma non si dovrebbe incentivare la gente a rimanere nelle zone rurali che – come recita la dichiarazione di Cork “per la priorità dell’ambiente rurale in Europa”- sono un’alternativa fondamentale allo stile di vita metropolitano, per i giovani europei?
Non solo riscaldarsi costa quattro volte quello che si spende in città. Per avere il privilegio di vedere le rondini radunarsi, a cominciare da metà agosto, giorno dopo giorno e accingersi a partire verso sud, qui rinunciamo ad avere un cellulare che funzioni ‘normalmente’, facciamo a meno di internet abbastanza spesso (soprattutto se il vento è forte o se piove in modo sconsiderato); il fulmine (evento frequente) brucia tutte le schede elettroniche che trova in paese, nonché qualche modem e ovviamente l’illuminazione stradale.
E’ vero che la campagna è un bene di lusso – e lo diventerà sempre di più – ma per viverci bisogna allenarsi con i frati trappisti. Lo penso, mentre osservo le prime avvisaglie della prossima transumanza delle rondini: i rondoni sono partiti a luglio, ma di loro non sento la mancanza, mentre le rondini lasceranno dietro di loro un vuoto. Perché vivono quasi dentro casa (lo farebbero se glielo si permettesse: più di una volta sono state sorprese a costruirsi un nido in una stanza a loro gradita), perché osservano l’andamento casalingo e si regolano su di esso, perché chiacchierano con noi, a modo loro. Le rondini stanno per andarsene, i turisti no!
E non è che sia un male: si vive di turismo. Ma quest’anno tra il luogo e i turisti si è spezzato qualcosa. Sempre più spesso arrivano, si cambiano le scarpe (a volte anche il vestito, in macchina) scendono dall’auto parcheggiata il più vicino possibile alla loro sedia al ristorante, fotografano il tramonto, anche quando non c’è, mangiano e se ne vanno. Il fatto è che spesso hanno auto più grandi della piazzetta del paese e ignorano completamente il parcheggio che sta a poco meno di cinquanta metri dalla piccola piazza. perciò all’ora di pranzo e a quella di cena, il villaggio è completamente sfigurato dalle auto, parcheggiate alla rinfusa.
Quando mi accorgo, dai loro segnali, che le rondini stanno per partire, mi viene sempre in mente la storia de Il Principe Felice, ma le rondini di oggi, per loro fortuna, non sono così generose; inoltre io non conosco nessun Principe Felice altrettanto preoccupato per i poverelli. Anche questo probabilmente è un segno dei tempi.