Grande Mela

Era la fine agosto del 1984 e faceva un caldo bestiale a New York, dove ero arrivata con due colleghe che avevo coinvolto nella “Convention” di Advertising Age. La pubblicità andava forte ma l’Italia era sempre un passo indietro. Lo scoprivamo ogni anno a Cannes, durante il festival del cinema pubblicitario, ma ne eravamo consapevoli comunque, avendo a che fare con imprenditori e utenti pubblicitari cresciuti in un provincialismo bigotto e spaventato. I computer erano poco più di macchine per scrivere, nonostante Olivetti fosse stata un’azienda formidabile, con prodotti dal design ammirato da tutti. Un mondo remoto visto da questi anni, tuttavia un mondo in movimento e proprio per coglierne il senso, avevo proposto in azienda una sortita là dove si presentavano le storie di prodotti rivoluzionari, sostenuti dalla pubblicità più avveniristica che si poteva immaginare in quei giorni. Advertising Age era (forse è ancora) il più autorevole e affidabile settimanale del settore; ogni anno spiattellava le ultimissime notizie all’Hilton di Avenue of the Americas, a New York, insieme ai dati che fotografavano lo stato di salute di quel settore economico.

Quell’anno sul palcoscenico, nella passerella di prodotti di tutti i tipi e generi, venne presentato un nuovo computer, concepito in modo talmente rivoluzionario che stentavo a capirne il senso, anche se il giovinetto – tale Steve Jobs – che ce lo stava presentando era brillante e autorevole allo stesso tempo.
Ancor più convincente – e per me, più chiaro – fu lo spot pubblicitario, drammatico e infine liberatorio, che Ridley Scott ci proiettò, suscitando commenti entusiastici tra i duemila convenuti. Lo spot  a me ha ancora fatto impressione rivedendolo dopo tanti anni.

http://www.youtube.com/watch?v=HhsWzJo2sN4

Raccontarlo non è importante, basta sapere che promuoveva il lancio del primo Mac, anzi del “Mac-pensiero”. Noi italiani ci scaldammo parecchio “…capirete perché il 1984 non sarà come il 1984”: citava Orwell lo spot pubblicitario ed era quasi più esplosivo che un accenno di nudo (a cui a quei tempi non ci si era abituati ancora); evocava una rivoluzione democratica e liberatoria, provocata da una donna, che risvegliava un pubblico ridotto a zombi dal mantra del grande fratello… Qualche mese dopo lo spot passò (poco) anche sulle tv italiane, ma la notizia che arrivò molto più tardi era il flop del filmato negli Stati Uniti. Il pubblico non aveva letto Orwell e pochissimi americani conoscevano la storia di 1984, uno dei romanzi più inquietanti della storia della letteratura.