Numerology

guarda come volo!Gli animali sanno contare?
Secondo gli specialisti, la nozione di numero non è estranea al comportamento di certi animali. Anche i più scettici attribuiscono ad alcune specie una rudimentale capacità di contare, che si esplicita in svariati modi.
E’ quanto afferma Georges Ifrah, nell’introduzione di “Storia Universale dei Numeri” (Mondadori 1983), un libro coinvolgente, in cui si può anche cercare – junghianamente – la spiegazione di qualcosa di particolare, di un evento che ci sembra in sincronia con qualche nostro pensiero.
Perché, come scriveva Aristotele, ben più di duemila anni fa, a proposito dei seguaci di Pitagora, “pareva loro evidente che tutte le cose modellassero sui numeri la loro natura e che i numeri fossero l’essenza primordiale di tutto l’universo fisico“.
Il numero appare sempre di più, oggi, la chiave per comprendere i fenomeni più diversi.
Il libro che cito qui sopra si impegna a raccontare e spiegare una fase eroica dell’umanità: quando gli uomini che abitavano la pianura lungo il Nilo, i giardini di Babilonia o le foreste dello Yucatan hanno inventato i modi per rappresentare i numeri.
Io, più modestamente, ho capito l’essenza dei numeri quando mi sono resa conto di avene smarriti ottocento. Quelli telefonici che – più o meno – sono in grado di dare voce a un amico, prenotare un ristorante, raggiungere qualcuno che (càpita) si è perso di vista, in una fase successiva della vita, chiamare qualcuno in aiuto, in un momento critico; oppure lavorare.
Ottocento numeri non erano tutti quelli della mia/nostra esistenza, tuttavia sono quelli che – con o senza sei gradi di separazione – mi connettono con il mondo, o con quella sua porzione che ha acquisito spazio e vitalità nella mia vita di ora. Grazie alla rete ne ho recuperati quattrocentoventitré; poi si è materializzata Vodafone – un po’ in ritardo, ma con la voce gentile di Rafaela – e mi ha dato altri tre numeri, che dovrebbero mettermi al riparo da altre incresciose disavventure.

Per tornare a ciò che ho perso e spiegare a me stessa come sia potuto accadere, mi rifaccio al messaggio di Aristotele che ho trascritto qui sopra. Questa perdita è come doppiare una boa e misurarsi con un vento nuovo, la cui forza è tutta da misurare.

In vista del Ferragosto.

12 agosto (08) 2013: numero antroposofico: (1+2+8+2+0+1+3) = 8

Diamo i Numeri

 

Il mio cellulare ieri è sparito – perso o rubato, non lo so e poco importa – sto ricostruendo una nuova rubrica telefonica: per favore, date i numeri. Grazie 

Nella mitologia greca Mercurio (Hermes), figlio di Zeus e della ninfa Maia, era il messaggero degli dèi, dio protettore dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione, dell’inganno, dei ladri, dei truffatori, dei bugiardi, delle sostanze, della divinazione. Tra gli altri ruoli, Hermes era anche il portatore dei sogni e il conduttore delle anime dei morti negli inferi.

Nella mitologia romana Mercurio rappresenta non solo per la sua velocità i ladri ma è anche il dio degli scambi, del profitto del mercato e del commercio, il suo nome latino probabilmente deriva dal termine merx o mercator, che significa mercante.

Mentre l’estate (e non solo) si avvia a girare la solita boa, con la solita metafora che ci impedisce di guardare oltre e vedere che cosa – davvero – ci sta succedendo, incontro Mercurio (e non era la prima volta) che mi agita davanti la verga d’oro con cui opera prodigi e confonde le visioni. Tra l’idea di ritrovare un’amica che non ci sta più con la testa e quella di togliermi di torno, con garbo e buone maniere, un uomo che la testa ce l’ha sulle spalle, ma la usa poco, cerco di salvare il salvabile. Ci riesco, quasi, ma Mercurio pretende un pedaggio sacrificale e si prende il mio smart phone con ottocento numeri di telefono nella preziosa rubrica. Il ricordo dell’amica resta – indelebile -, l’uomo se ne va e le buone maniere sono salve. E Mercurio mi sbeffeggia perché non so dove guardare, per vedere dove (come) stanno le cose.