Come si fa a cambiare il mondo? Bella domanda, con una risposta banalissima: facendo circolare le idee. Sì, lo so che non basta, eppoi quando si ha fretta, l’idea di far circolare … le idee può sembrare inadeguata. Succede perché viviamo in un paese che rincorre le emergenze; le ricette per raggiungere un obiettivo vengono tirate fuori solo all’ultimo minuto, quando l’obiettivo da raggiungere è diventato emergenza.
Ma l’esperienza insegna che, mentre con un occhio controlliamo che l’emergenza venga santificata, con la mente (e, quando si tratta di campagna, di vino et similia, anche col cuore) dobbiamo applicarci al futuro, che è sempre dietro l’angolo e di cui conosciamo già le richieste.
Insomma con un occhio qui e uno oltre, dobbiamo procedere; è quella che si chiama ‘navigazione a vista’, un passo dietro l’altro, per fronteggiare il momento, ma con un occhio avanti, per scongiurare flessioni, cadute, peggioramenti.
Ma, riprendendo al volo l’incipit di questo post, vorrei soffermarmi sull’importanza che le idee circolino, vengano scambiate e discusse; non solo perché questo è il contrario dell’omertà – concetto odioso, che prevede che ci si uniformi supinamente o quasi all’uso imposto da alcuni – ma perché le idee nutrono l’opinione pubblica e la mettono in movimento, la distolgono dalla pigrizia con cui ci si appoggia al muro (di gomma) delle consuetudini.
Mi pare di avere scritto – tempo fa – qualcosa sui pensieri che in campagna sono (o diventano) irregolari. Una volta lo si diceva di uno un po’ ai margini dei comportamenti attesi (dagli altri); ora, un po’ di pensiero fuori dagli schemi non può che fare bene.
Sono stata sottoposta, più volte, a seminari sul ‘pensiero laterale’; nei decenni, si sono avvicendati i diversi ‘guru’, i temi sono cambiati e le modalità di approccio si sono evolute. Ma una regola di fondo è rimasta viva ed è l’abitudine al continuo scambio di idee, senza porre confini al proprio pensiero. Così si cambia il mondo.
Quando serve un Rompighiaccio
10